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Bach Project di Aterballetto : dalle considerazioni nasce un Progetto

Critica Spettacoli
Luogo
Teatro Elfo Puccini
Milano
Quando
17/09/2018
Compagnia
Aterballetto
Genere
Moderno/Contemporaneo
Monica Ratti



Metti una sera sul palcoscenico un coreografo amato e significativo, quale Jiří Kylián; aggiungi un pizzico di novità, affidando il lavoro ad un coreografo italiano tra i più quotati del momento, Diego Tortelli; accompagna il tutto con la musica di Bach: ecco servita , miscelando sapientemente questi indiscussi , validi, godibili ingredienti, una serata di successo.

I programmatori, i direttori di festival, i teatri, hanno spesso bisogno di un titolo forte, musica accattivante e coreografo importante.

Gigi Cristoforetti, Direttore Generale di Aterballetto e Sveva Berti, coordinatrice artistica, si sono interrogati su come costruire una serata che tenesse conto di queste esigenze, senza rinunciare allo scopo di concentrare l'attenzione sui giovani interpreti italiani, favorendo la diffusione della nostra danza all'estero.

E' nata così la serata Bach Project che a Milano ha registrato il tutto esaurito, senza aver potuto soddisfare le richieste. Molti addirittura sono giunti all'Elfo Puccini nella (vana) speranza di poter trovare un biglietto.

Perché?”. Una domanda semplice che spesso ci poniamo, ma quanti perché rimangono senza risposta! E sulle note di Sarabande di Bach si snodano visioni, episodi, indagini sul perché: domanda semplice di grandi e piccini che spesso non trova soluzioni. Un'ostinata ricerca di noi stessi, ora sgomenti, ora stupiti che ci chiediamo: perché? Dove siamo, cosa facciamo…

Una strana, dirompente forza si sprigiona da questo lavoro di Jiří Kylián, datato 1990.

Sebbene la musica di Bach non necessiti d’ interpretazione alcuna ed il punto di partenza della coreografia sia puramente intellettuale (come riportato sul libretto di sala), io l'ho percepito diversamente, poiché proprio la presenza, l'interpretazione e l'energia dei sei danzatori sul palco, ritengo siano fondamentali nella riuscita di questo lavoro.

Il sipario si apre su sei meravigliosi costumi femminili settecenteschi, ideati da Joke Visser. Abiti imponenti con grandi gonne, quasi a simboleggiare il ventre materno che, dopo una prima immagine pittorica, vengono sollevati per svelare i sei interpreti. Sospesi in aria, gli abiti appaiono come delle presenze che osservano, immagine onirica, pennellata di garbo e bellezza, in un contrasto tra musica e danza, tra il passato e il presente, dove la danza ha permesso alla nostra mente di viaggiare, dove ciascuno di noi ha dato una personale interpretazione raggiungendo l'obiettivo di sollecitare la fantasia dello spettatore.

 

La seconda parte del programma ha visto in scena “Domus Aurea” con la coreografia di Diego Tortelli.

Molti gli ingredienti proposti.

Partiamo dall'interessante spazio scenico. Un'opera d'arte creata da Massimo Uberti, struttura semplice in cui la luce, o meglio la sottrazione di luce, determina una presenza luminosa che è l'opera stessa. La luce, quale fonte di vita, elemento caratterizzante di questo lavoro, il cui concept, la Domus Aurea, è la ricerca della perfezione, del luogo perfetto.

La luce è il filo conduttore in cui si svolge l'azione, dentro o fuori, sperimentando, misurando e mantenendosi in equilibrio. La scrittura delle Suites Francesi di Bach, magistralmente rivisitata da Colombo Taccani, supportata dall'esecuzione dal vivo dell'Ensamble Sentieri Selvaggia, è riuscita a rafforzare l'importanza tra musica e movimento. L'utilizzo di musica elettronica non ha stravolto la genialità della partitura di Bach ma, con grande rispetto, ha indagato e svelato nuovi aspetti, coinvolgendoci e conducendoci, attraverso sentieri luminosi, in una miscellanea di innovazione e tradizione. La partitura coreografica di Tortelli si basa su una danza astratta: la casa, luogo dove ogni individuo si rifugia, luogo che racconta tante vite vissute insieme ad altri o individualmente. Attraverso il movimento i danzatori entrano, escono, si intrecciano, suscitano immagini suggestive. Spesso creano tabloid, quasi quadri viventi: il vissuto di ogni individuo che s’intreccia, s’ incontra, si allontana, scivola.

Un lavoro di fattura pregevole che però ti sovrasta. Troppe le immagini e gli input che scorrono davanti agli occhi dello spettatore, tanto da chiedersi quale sia il fine che l'autore vuole raggiungere.

La coreografia potrebbe essere snellita, seguendo la logica che ha ispirato Massimo Uberti per la scena: togliere per valorizzare!

Con Bach Project, Gigi Cristoforetti centra l'obiettivo di un’esplorazione nella relazione tra danza e musica, tra composizione classica e ricreazione contemporanea, dando spazio, sia ai maestri riconosciuti, che ai giovani talenti, riportando in scena la musica dal vivo.

Il vero trionfo? “ La compagnia!”

Una meravigliosa compagnia che, soprattutto in questi ultimi mesi, brilla di una nuova luce. Sveva Berti si è impegnata con innegabile amore e devozione, nel seguire questi straordinari, eccellenti danzatori, grandi protagonisti della serata. Ognuno di loro meriterebbe una menzione speciale. L' affiatamento che si respira e la complicità che si è creata tra coordinatrce artistica, danzatori e Direttore Generale, pongono ancora una volta questa realtà, tra le migliori del mondo.

Non a caso Jiří Kylián , che è stato con la compagnia dal 12 al 15 settembre, ha seguito personalmente le prove, dando suggerimenti e consigli ,con grande gioia ed emozione dei danzatori, presenziando, non solo alla prima del 14 settembre al Teatro Carignano di Torino, ma anche (inaspettatamente) alla replica del 15 settembre, pretendendo di avere al suo fianco Sveva Berti alla quale il maestro ha espresso i suoi complimenti per l’eccellente livello della compagnia. Il pubblico milanese ha accolto Bach Project con calorosi applausi ed ovazioni, chiamando più volte i danzatori in scena.

Un patrimonio danzante, costruito in 31 anni di storia, che vede in Aterballetto un'eccellenza, grazie all'investimento culturale che la Regione Emilia-Romagna ed il Comune di Reggio Emilia, con coraggio e determinazione, hanno voluto . Sostenere è un concetto diverso dal progettare, volere e costruire: in questo caso Regione e Comune, molti anni fa, decisero di progettare una realtà di Danza che potesse essere un'eccellenza. Da quella considerazione si partì per creare, costruendo negli anni seguenti, nuovi scenari, sempre al passo con i tempi.

E' comunque risaputo che l'Emila-Romagna è eccellenza in molti ambiti.

Campanilista?? Da romagnola ruvida e determinata, come i contadini di questa terra, rispondo con fierezza: certo che si! 

Foto di Lorenza Daverio, con Daniele Ardillo e Philippe Kratz

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