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Incontriamo Wayne McGregor e la sua ultima creazione, Obsidian Tear.

> Obsidian Tear / The invitation / Within the Golden Hour

Critica Spettacoli
Luogo
Royal Opera House
Londra (Gran Bretagna)
Quando
Dal 28/05/2016 al 11/06/2016
Compagnia
The Royal Ballet
Genere
Moderno/Contemporaneo
Angela Testa



Incontriamo Wayne McGregor e la sua ultima creazione, Obsidian Tear.

di Angela Testa


Obsidian Tear / The invitation / Within the Golden Hour

Uno spettacolo per tre successi in scena alla premiere presso The Royal Opera House di Londra. Tre composizioni di tre Maestri contemporanei, tra le quali la nuova poetica creazione di Wayne McGregor, il coreografo residente del Royal Ballet che quest’anno festeggia i suoi dieci anni di permanenza presso la storica compagnia.

The Invitation è un lavoro di Kenneth MacMillan del 1960, divenuto un classico nella storia della danza per la sua modernità che torna ad essere interpretato dal Royal Ballet dopo vent’anni. Ispiratosi alla Nouvelle Vague del cinema francese e al realismo teatrale del ‘kitchen sink drama’ britannico, il coreografo che aveva dichiarato: “Sono stufo da morire di favolette!” decise di portare sulla scena il tema che lo ossessionò per tutta la sua carriera, la perdita dell’innocenza. La coppia di giovani che si affaccia fiduciosa alla vita è violata e separata dalla subdola seduzione di una coppia di adulti e dalla turpe violenza dello stupro della giovane da parte dell’uomo adulto.
Una danza portata all’estremo in modo viscerale. Uno spettacolo che tiene l’attenzione incollata alla scena tanto riesce a tenere alta la tensione. Un’interpretazione intensa e sincera.

Within the Golden Hour è un pezzo neoclassico di Christopher Wheeldon creato nel 2008 per il San Francisco Ballet e già interpretato in questa stagione dal Royal Ballet. Guidati dal tocco straordinario della musicalità del maestro Ezio Bosso e da quello gioioso di Vivaldi i quattordici danzatori interpretano con tecnica impeccabile e giocosa freschezza questo balletto che è un inno alla bellezza e all’armonia del movimento. Con tre passi a due che si alternano al movimento dei gruppi, il finale esuberante solleva gli animi ed esalta di intenso piacere lo spettatore come l’indulgere col palato su un dolce cremoso alla fine di un banchetto ricco e complesso.

E’ Obsidian Tear ad ‘aprire le danze’ sul palco della Royal Opera House.

Il titolo dell’opera di Wayne McGregor prende spunto dalla leggenda Indiana nella quale si racconta la storia di alcuni nativi americani che spinti sul ciglio di un burrone dai soldati invasori preferiscono lanciarsi nel vuoto piuttosto che soccombere nelle loro mani. I parenti trovati i loro corpi versano lacrime che si cristallizzano in lacrime di Ossidiana. A questo si aggiunge il doppio senso della parola ‘tear’, che in inglese vuol dire lacrima, e che nel verbo ‘tear apart’ prende il significato di strappare. E’ con questa valenza che si può guardare alle azioni agite sulla scena.

Diretti dallo stesso compositore, il Maestro finlandese Esa-Pekka Salonen con il quale McGregor collabora da tempo, il lavoro trae, inoltre, spunto da due suoi brani, la potente magnificenza di Nyx e la struggente intimità dell’assolo di violino Lachen Verlenten.
Nyx è la Notte, la dea greca primordiale, figlia di Caos e di Caligine, di cui porta in sé i caratteri oscuri.

Il suono commovente e lacerante del violino di Vasko Vassilev accompagna il coinvolgente passo a due di Calvin Richardson, in un pantalone di stile orientale rosso, e Matthew Ball con un costume simile ma nero. Due uomini che si somigliano per corporatura, nell’abito, nell’acconciatura dei capelli lisci e lucidi di brillantina, come ad intendere una fratellanza, una similitudine nello specchiarsi l’uno nell’altro con un sentimento profondo, carezzevole, con una potenza nell’ esprimere col corpo la naturale forza ed insieme una sorprendente tenerezza, insita e al tempo stesso spontaneamente manifesta. I due danzatori interpretano con particolare eleganza e raffinatezza i movimenti inconsueti pieni di onde avvolgenti e scatti affilati e improvvisi. Una relazione profonda lega i due personaggi in una danza naturale ed affiatata in cui l’evidente potenza maschile si amalgama con naturalezza all’espressione di un dolce sentimento trasfondendosi in un continuo movimento dall’uno nell’altro.

La musicalità vibrante ed energica del brano Nyx accompagna un brusco ed inatteso cambio di tono: una figura dominante, il bravissimo danzatore Edward Watson, con un abito nero, e sette danzatori, anch’essi vestiti di nero con pantaloni dal taglio geometrico, gonnellini tribali o dalla lineare foggia orientale, fanno il loro ingresso interagendo con i due protagonisti in un incontro/scontro di corpi, un gioco ludico che pare più lotta di sopraffazione l’uno sull’altro, in cui i nove personaggi paiono entrare in relazione ognuno con la propria specifica caratteristica. Un mondo tutto al maschile in cui il personaggio oscuro, il lato violento assetato di potere, riesce, con l’appoggio delle altre anime nere, a dividere la coppia, rompere il magico legame del sentimento, come nella tragica leggenda di Romolo e Remo, ed a convincere il danzatore vestito di nero a gettare nell’abisso l’amico/partner vestito di rosso. Rimasto solo, dopo essersi lasciato irretire dal potere dell’uomo in nero, il danzatore si abbandona alla disperazione ed al rimorso, fino a seguire il compagno nell’abisso.
E’ il lato oscuro che si sviluppa dentro di noi, quella violenza generata dall’impotenza, che vince sulla vitalità, sulla passione, sul sentimento.



Wayne, cosa avevi in mente mentre creavi questo spettacolo?


Mi piace l’idea che l’audience possa costruirsi il proprio significato. Per esempio, nel balletto Frankenstein il significato è ovvio, non ci sono ambiguità. A me piace non dare concretezza. Persino nella vita di tutti i giorni ci sono tanti sottintesi, non è mai una sola cosa, ci sono tanti modi di vedere le cose. Così nel guardare alle varie relazioni tra i danzatori ognuno comincia a sviluppare un significato, a trovare una risposta al perché. Credo che questo sia importante per tenere il pubblico coinvolto, spingerlo a continuare a farsi domande sulle cose. E’ per questo che amo l’arte astratta. Perché vai a vederla e non sai cos’è, qualcosa ti parla, qualcosa no, cominci a costruire una relazione con l’opera e questo è molto importante.

Bellissimi tutti i nove danzatori, ognuno con la sua specificità morfologica, che sembrano tendere ad esprimere le infinite possibilità di relazione tra gli essere umani.

Assolutamente. E’ proprio così.

I movimenti che hai scelto per questo spettacolo, e in particolare per l’assolo, sembrano spesso molto morbidi, arrotondati, mentre in genere si dice tu usi movimenti spigolosi, veloci.

Guarda, le persone vedono ciò che vogliono vedere, se cercano movimenti spigolosi vedranno quelli. Credo che ciò che fanno le persone sia cercare le prove per riaffermare le opinioni che hanno già. Credo che questo sia importante, perché è una cosa che faccio anch’io. Quello che mi chiedo è come aiutare il pubblico a guardare con apertura mentale, senza filtri, come riuscire a farlo. E credo che sia una cosa meravigliosa riuscirci o, almeno, provarci.


Royal Opera House
dal 28 maggio all’11 giugno 2016

Obsidian Tear / The invitation / Within the Golden Hour


Obsidian Tear

Choreography
Wayne McGregor
Music
Esa-Pekka Salonen
Set designer
Wayne McGregor
Fashion director
Katie Shillingford
Lighting designer
Lucy Carter
Dramaturg
Uzma Hameed

The invitation

Choreography
Kenneth MacMillan
Scenario
Kenneth MacMillan
Music
Mátyás Seiber
Designer
Nicholas Georgiadis
Lighting designer
John B. Read


Within the Golden Hour

Choreography
Christopher Wheeldon
Music
Ezio Bosso
Original costume designer
Martin Pakledinaz
Costume designs re-created by
Lynette Mauro
Lighting designer
59 Productions
Projection designer
59 Productions


www.roh.org.uk


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