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PETRUSKA: immaginifico, visionario e onirico

Critica Spettacoli
Luogo
Cango | Centro nazionale sui linguaggi del corpo e della danza
Firenze (FI)
Quando
non specificata
Genere
Moderno/Contemporaneo
Gabriella Gori



PETRUŠKA: immaginifico, visionario e onirico

di Gabriella Gori


È ovattata l'atmosfera a CANGO, roccaforte fiorentina di Virgilio Sieni. Il "geniaccio" della danza italiana che dirige dal 2003 i Cantieri Goldonetta Firenze, cuore pulsante di una ricerca che coinvolge lo spettatore e offre alla danza uno spazio tutto suo per sperimentarsi e innovarsi.



Oggi ad arricchire il percorso di questo coreografo doctus è un nuovo allestimento di Petruška di Stravinskij, che ha debuttato con successo al Teatro Comunale di Bologna a febbraio e ora arriva a CANGO accolto con identico favore.
Artista impegnato ad ampliare gli orizzonti della danza contemporanea che con lui diventa "democratica" e "sociale", aprendosi a tutti con progetti come "L'Accademia del Gesto e "Al mondo salvato dai Pulcinella", Virgilio è anche un autore che si cimenta in trasposizioni coreutiche di testi classici e in riletture di balletti storici. Basti ricordare la trilogia di Eschilo, il De rerum natura di Lucrezio, il De anima di Aristotele, la Divina Commedia di Dante, per arrivare al mondo dei Balletti Russi di Diaghilev con la sua versione de Le sacre du printemps di Stravinskij nel 2015 e ora con Petruška sull'omonima e celeberrima partitura del compositore russo. Partitura che, in simbiosi con l'altrettanto celeberrima coreografia di Michel Fokine, eterna fin dal 1911, anno della prima rappresentazione al Théâtre du Châtelet di Parigi con la compagnia dei Balletti Russi, la figura della marionetta russa.
Un burattino - con ogni probabilità filiazione del Pulcinella della Commedia dell'Arte italiana - che porta Virgilio a realizzare un lavoro immaginifico, visionario e onirico.



Niente più traccia della fabula con i personaggi di Petruška, il Moro, la Ballerina e il Ciarlatano che nella piazza dell'Ammiragliato di Pietroburgo, durante il Carnevale del 1830, danno vita alla tragica storia della marionetta, simbolo dell'anima del popolo russo.
A Sieni non interessa il senso letterale del balletto con il racconto del burattino bistrattato dal Ciarlatano, innamorato della Ballerina, ucciso dal Moro per gelosia. A Sieni interessa cogliere il sovrasenso allegorico, il significato ultimo di ciò che rende eterno e immortale lo spirito di un personaggio mezzo-uomo e mezzo-automa scomponendolo nelle sue diverse 'anime'. I sei più che bravi interpreti: Jari Boldrini, Ramona Caia, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Andrea Palumbo, che lo rappresentano e lo incarnano.
Originale è la scelta di far precedere la mise en oeuvre dalla partitura di Giacinto Scelsi del 1963, Chukrum. Quattro sezioni musicali per strumenti ad arco che richiama i quattro quadri di Petruška di Stravinskij e introduce la versione 'seniana' di un capolavoro capace ancora di stimolare filologiche messe in scena e personali rivisitazioni come la presente.



In questa "overture" di Scelsi, e dietro ad una sorta di velario, appaiono mani, volti, corpi, che premono la tela accompagnati dai suoni puri di Chukrum e dalle calde luci aurorali di Mattia Bagnoli che ovattano l'ambiente e preparano il prosieguo di Petruška di Sieni. Una creazione che si sviluppa in una sorta di 'scatola' magica, rappresentata dalle pareti visibili e invisibili della sala rettangolare di CANGO.

I sei protagonisti, circondati da setose tende, indossano i costumi color carne di Elena Bianchi, hanno i volti fasciati da calze trasparenti, un trucco pesante su occhi e bocca, e vagolano, si aggrovigliano, strisciano, combinandosi in soli, duetti, terzetti, quartetti, sestetti.
La danza, frutto del peculiare e inconfondibile stile di Sieni, è disarticolata, dinoccolata, distonica, greve e al tempo stesso leggera. Il gesto si fa terso, sinuoso, danzato. Il gioco di testa, braccia e gambe crea armoniche disarmonie tra movimenti fluidi e a singhiozzo, tra acrobatici disequilibri e morbidi legati.

Così l'anima di Petruška aleggia in quella della Ballerina con la gonnellina, sfugge al Moro, reso trino e colorato di marrone, sbeffeggia il Ciarlatano scivolandogli dalle mani, vive e ogni volta rinasce come alla fine quando i danzatori sono dietro le tende e lo spazio vuoto della scena si sostanzia della presenza immaginifica, visionaria e onirica di Petruška.

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