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Red Bull Flying Bach

> Dai contrasti piú forti nasce qualcosa di meraviglioso: ad esempio i

Critica Spettacoli
Luogo
Auditorium Conciliazione
via della Conciliazione, 4
Roma (RM)
Quando
06/11/2016
Compagnia
The Flying Steps
Genere
Hip Hop
Martina Novi



Dai contrasti piú forti nasce qualcosa di meraviglioso: ad esempio i "The Flying Steps. 

di Martina Novi*

Dai contrasti piú forti nasce qualcosa di meraviglioso: ad esempio i "The Flying Steps. Piccoli grandi esseri che non sembravano umani.

Un movimento cosi all'avanguardia in una continua evoluzione come l'hip hop riesce ad esprimersi anche attraverso una tradizione cosi solida e cosi autentica, quanto lo è la musica classica di Johan Sebastian Bach. In realtà di questa compagnia non ne sapevo molto. Qualcosa dalla tv, qualcosa da internet, ma nulla di concreto. Eccomi pronta a nutrirmi della mia arte preferita, in un espressione che non tradisce mai, la danza.
6 novembre 2016. Le 17.00. Teatro della Conciliazione, Roma. Aspettative, gioia, attesa, impazienza. Aprono le porte: ho un biglietto luccicante tra le mani; tremante cerco la mia poltrona. Le luci si spengono. Buio. Poi improvvisamente luce. Nei miei occhi, in quelli del pianista, nel silenzio, nei tasti del pianoforte, nei cuori dei ballerini. Il teatro brilla di qualcosa, forse energia, arte. Inizia tutto. Sequenze, tira e molla, ricerca e perdizione... A un certo punto ho pensato a Pina Bausch, ritrovandola nella stessa leggiadra e bianco-vestita figura di Virginia Tomarchio quando quest'ultima viene circondata fisicamente da breaker volanti, che disturbando la sua fragilità vengono zittiti - come tutti i pensieri di noi spettatori - da un urlo a squarcia gola, quasi come un lamento dei ballerini del Tanztheater. Il momento più bello. Brivido. 

C'era una storia che si tesseva durante lo spettacolo: qualcosa come una principessa e i suoi spasimanti, un cliché. In realt,à non passa troppo tempo per far perdere il filo. Noi spettatori subito rapiti da queste luci mosse dalla musica in una sincronia a dir poco perfetta e travolti da qualcosa che non è piú riconducibile ad una storia precisa, ma un susseguirsi di movimenti; alcuni impossibili, altri imperfetti, altri forse insensati, altri inaspettati, altri incantevoli e altri errati - come il tentativo di introdurre il locking per arricchire tutto il disegno coreografico.

70 minuti ben coltivati. Lungo intro con musica dal vivo ( un clavicembalo e un pianoforte). Comparsa del nucleo a cui girerà attorno tutta la prima tessitura: la figura di Virginia Tomarchio, che in più di un'occasione diventerà poi supeflua. Dopodichè, gradualmente la texture si colora con gli altri personaggi in scena ( i componenti della Flying Steps crew), sebbene siano davvero poche le scene con la crew al completo.
A seguire: video spiazzante, prolisso, insignificante, fuoriluogo e totalmente inatteso da parte mia, sicuramente per concedere respiro ai nostri talentuosi artisti e non per altro.
Già dall'inizio traspare una vena ironico-comica che accompagnerà tutto lo spettacolo, per altro da me non troppo gradita in quanto in un contesto come questo, la comicità e la 'leggerezza' non rientravano nelle aspettative, anzi.

Guardavo un essere umano che sfidava la forza di gravità, che volava per pochi millisecondi, da ballerina quale sono, non ho solo guardato. Ho osservato i sacrifici dietro ogni piccolo passo, spostamento,passaggio, trick. C'é un sacrificio anche dopo ogni respiro. Quando pensi di non farcela, ti senti mancare un polmone, hai sbagliato il passo precedente; no, non pensare al successivo!
Ho notato ogni minima imprecisione - non poche - ogni minima 'perfezione' - non troppe - ogni minima tensione e ogni minima soddisfazione di quei piccoli grandi esseri che non sembravano umani.
Un finale pieno di gioia, luminoso come l'inzio.

D'impatto dunque sono stati: l'urlo della Tomarchio, l'illusione che il palcoscenico fosse ricoperto di olio - talmente lo facevano sembrare liscio e fluido - ma soprattutto si può dire con certezza e senza nessun esitazione, che forse la parte più ricca e colorita è stata la fase dei saluti. Un po' triste. Quasi come se per tutto lo spettacolo quei ballerini fossero stati un po' limitati. A mio avviso, solo grazie ai saluti, ogni membro dei Flying Steps ha avuto il suo momento di espressione a 360°. Il talento c'è; e non c'è alcun dubbio al riguardo; ma ho compreso, solo a fine spettacolo, quanto poco fossero state usate le capacità a disposizione.
Dal momento in cui si dice che lo spettacolo non è valso il suo prezzo... non so se i due direttori artistici, Christoph Hagel e Vartan Bassil, abbiano ottenuto il risultato sperato.




* Recensione nell'ambito del progetto di collaborazione tra Dance&Culture e gli allievi dell' UDA Urban Dance Academy di Ilenja Rossi.  I ragazzi che prendono parte al progetto sono seguiti e accreditati dalla redazione per assistere a spettacoli di danza in tutte le sue espressioni, dal classico al contemporaneo, dall'hip hop al nouveau cirque e per offrirne ai nostri lettori la loro visione critica.

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