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Romeo e Giulietta, l'amore non è un dramma ma è luce

Critica Spettacoli
Luogo
Gran Teatre del Liceu
Barcellona
Quando
03/11/2017
Compagnia
Ballet du Grand Théâtre de Genève
Genere
Moderno/Contemporaneo
Michele Mastroianni



Romeo e Giulietta, l'amore non è un dramma ma è luce

di Michele Mastroianni


Ballet du Grand Théâtre de Genève
Gran Teatre del Liceu - Barcellona, 3 novembre 2017



E' per mano di Joëlle Bouvier, coreografa francese esponente della Nouvelle Danse, movimento di ricerca espressivo nato tra gli anni settanta e ottanta in Francia dedito alla fusione della danza contemporanea con altri generi artistici (teatro, video, letteratura), che il Ballet du Grand Théâtre de Genève presenta nel magico Gran Teatre del Liceu di Barcellona un "Romeo e Giulietta" dalle linee disegnate, dai contorni sfumati e dalle ombre espressive.
Una messa in scesa quasi operistica dal gusto più tedesco che francese, all'insegna di una ricerca scenografica minimale e di grande design e dai costumi essenziali e dai colori sempre ben amalgamati.
Troviamo un corpo di ballo omogeneo e ben coordinato che ci introduce in un'azione scenica all'interno di una Verona stilizzata, mossa attorno ad una enorme ed organica lamina semicircolare calpestabile che avvolge lo scenario.
Un dramma del tutto contemporaneo che grazie al movimento proposto ci risulta meno drammatico e più intimo.
Spiccano per carisma e presenza Mercuzio - Geoffrey Van Dyck - e Tibaldo - Armando Gonzalez - e nel corpo di ballo abbiamo il piacere di vedere Sasha Riva e Simone Repele, italiani ed entrambi diplomati alla Scuola del Balletto di Amburgo.

Interessante la ricerca dei costumi che non permette un'evidente identificazione delle due fazioni, quella dei Capuleti e quella dei Montecchi, caratterizzata da uno stile minimal e alla moda, che di fatto astrae le due famiglie e permette al movimento di esprimersi nella sua semplicità. Trapela meno odio tra le due parti e più consapevolezza di far parte di un unico disegno divino che culminerà con la morte dei due amanti e la pace tra le due famiglie.

Grande forza e grande impatto visivo quando i danzatori del corpo di ballo entrano lentamente in scena con degli enormi pali, disegnando e delineando nuovi spazi scenici. Le loro azioni con questi supporti creano nuove geometrie, prima sollevano la nostra Giulietta - Sara Shinegari, poi il nostro Romeo - Nahuel Vega, nel momento in cui prima l'una, che si addormenta, poi l'altro che si avvelena, non ritrovano la luce l'uno nello sguardo dell'altro.

Epico anche l'utilizzo del tessuto che copre Giulietta, che lievitando sopra di lei, ci svela prima il suo corpo seminudo e poi quello di Romeo, in un incontro amoroso intimo e segreto tra i due. Un incontro fisico e al contempo spirituale, illuminato dalla loro energia, quella di uno spot-light che li illumina e quella dei due amanti che si esprime nell'unione plastica dei loro corpi. Entrambi desiderano ardentemente incontrarsi per la prima volta, ignari di quello che sarà il loro futuro.

L'allestimento del Ballet du Grand Théâtre de Genève ci apre gli occhi su un dramma amoroso che forse oggi in questa messa in scena contemporanea è meno dramma che mai.
Le note di Prokofiev ci continuano e continueranno sempre a farci sognare e ci riportano con la memoria alle versioni del balletto classico ricche di dramma.

Ma è nel dramma che si racchiude il vero amore?
Questo il quesito che nasce davanti la visione del lavoro firmato Bouvier.

È l'amore romantico la chiave d'accesso al vero amore? Quella sensazione che ci pervade come un fiume in piena, quel desiderio che brucia all'interno del nostro petto, quella sete di vivere questo stato di estasi pienamente fin da subito, non importa se al giorno d'oggi ci si sia conosciuti il giorno prima su una chat o su un social network, o in una serata in discoteca? La passione così forte e travolgente di voler consumare il presente, è questo vero amore? O forse è paura di perdersi o paura di perdere il momento, o paura del futuro, o di non essere realmente veri amanti?

E se dopo una notte d'amore e un destino comune fatto da difficoltà affini, come il dramma di avere due famiglie avverse nel caso dei nostri Romeo e Giulietta, si avesse l'opportunità di potersi conoscere nel giorno per giorno e ci si accorgesse che escluso quel momento di condivisione assoluto e magico, vi è poco altro da condividere perché in realtà ci si è innamorati l'uno della proiezione dell'altro?

Davanti ad un addio o ad una distanza, come nel caso di Romeo per il suo esilio e Giulietta in quanto promessa sposa ad un altro uomo, Shakespeare faceva parlare i nostri personaggi in questo modo:

Giulietta "Mille volte buona notte" - Romeo "Mille volte cattiva notte, invece, poichè mi manca la tua luce".

La distanza può suscitare il "dramma" ma sono convinto che il vero amore sia fatto di maturità, di ascolto e di fede.
Confidare in sé stessi ed in quella pace interiore che tutti desideriamo raggiungere ancor prima di condividere qualcosa con qualcuno, porre fiducia nel proprio istinto ed al contempo fidarsi dell'altro e fidarsi del destino.

Oggi è più semplice abbattere il dramma della distanza, un tempo di un esilio romantico o di una promessa di matrimonio, esiste la tecnologia ed esistono le compagnie low-cost che ci permettono di arrivare a Barcellona per il weekend ed assistere ad uno spettacolo come quello realizzato dal Ballet du Grand Théâtre de Genève, o svolgere meeting di lavoro, o visitare persone care. I tempi allora erano diversi ma a volte il "dramma" lo induciamo noi a noi stessi, a volte i problemi sono più piccoli rispetto a quello che ci appaiono ed il segreto sta nel fidarsi.

Bisogna avere fede e non avere fretta per vivere il vero amore e va coltivato come un piccolo bonsai che ha bisogno di acqua e di luce, e di giorni e di notti che passano per poter crescere. Il vero amore è fatto di tempo e di quotidianità, di piccole attenzioni, di ascolto, di piccole cose, di silenzio e di parole, di passione e di gentilezza, da sperimentare solo con sé stessi o in compagnia, quell'amore che ognuno di noi prima o poi è destinato a vivere.

Tutto cambia, le condizioni possono migliorare, la distanza può terminare per qualche strana ragione del destino, e magari anche i nostri protagonisti avrebbero potuto vivere un futuro insieme, liberi dalle loro famiglie, nel quale magari invecchiare insieme conoscendosi e scegliendosi un giorno dopo l'altro.

Shakespeare come già enunciato dice
Giulietta "Mille volte buona notte" - Romeo "Mille volte cattiva notte, invece, poichè mi manca la tua luce".

Simone Weil dice
"Il desiderio di luce produce luce.
C’è vero desiderio quando c’è uno sforzo d’attenzione.
E si desidera realmente la luce
quando manca qualunque altro movente.
Se anche gli sforzi d’attenzione
rimanessero per noi apparentemente sterili,
un giorno una luce a essi esattamente proporzionale infonderà l’anima.
Ogni sforzo aggiunge un po’ d'oro a un tesoro che nulla al mondo ci può sottrarre".

(cit. "La Biografia del Silenzio" di Pablo D'Ors)

I personaggi del dramma Shakespeariano vivranno sempre nel nostro immaginario l'uno rimpiangendo di non poter vedere più la luce negli occhi dell'altro, ma questa storia drammatica rappresenta solo l'inizio di un possibile amore, non la sua fine.
Il resto è tutto davanti e tutto da costruire.

Il teatro ci regala questa magia, quella di vivere questi momenti di condivisione insieme, ci induce queste riflessioni e ci illumina il cammino.
Un grande valore. Vivat!








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