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Cosa ci insegna la biomeccanica applicata alla lezione di danza

Medicina della Danza
Quando
19/11/2020
Genere
Medicina della Danza
L’insegnamento della danza classica affonda le sue radici in una lunga tradizione accademica, soprattutto ottocentesca, di cui I Principi fondamentali della danza classica (1934) di Agrippina Vaganova costituiscono il coronamento. Esso fu sviluppato in un’epoca in cui i principi di biomeccanica e chinesiologia del movimento erano praticamente sconosciuti. 
Convinzioni errate, luoghi comuni e pregiudizi hanno popolato la pratica dell’insegnamento, fossilizzandosi anche nei manuali, tramandati di generazione in generazione, anche ad opera di importanti didatti e danzatori che, terminata la carriera artistica, si dedicarono all’insegnamento. 
Non è raro che alcuni principi fondamentali codificati siano risultati contrari alla biomeccanica e fisiologia del movimento, nonché dannosi o pericolosi se praticati quotidianamente nell’allenamento, in quanto possono facilitare l’occorrenza di infortuni. 
Gli studi di scienza della danza hanno inizio nei tardi anni sessanta, in ambiente angloamericano, quando i college e le università aprirono corsi per lo studio e l’analisi scientifica del movimento (la biomeccanica), e si iniziò ad analizzare la componente fisica della danza, il gesto atletico. Lo sviluppo della videografia e della ripresa sequenziale del movimento ne hanno reso possibile anche la scomposizione visiva, fornendo agli insegnanti e studiosi di questa scienza la possibilità di rimettere a fuoco principi tecnici ritenuti indiscutibili, e degli strumenti di correzione del movimento nell’ottica non solo della bellezza estetica del movimento, ma anche di quella della pratica sicura e della prevenzione dell’infortunio.
Negli ultimi cinquant’anni gli studi di biomeccanica della danza hanno sviluppato forme sempre più sofisticate di valutazione del movimento: fotografia, videografia ad una o più videocamere, studio attraverso il disegno tecnico degli angoli e delle leve che sono coinvolti nell’esecuzione di un movimento.
Alla luce di tutto questo, analizziamo ora alcuni settori, limitandoci a tre per ragioni di spazio, in cui le istruzioni esecutive codificate dalla pedagogia della danza non rispettano quelli che sono i principi della biomeccanica: l’allineamento, l’uso della sbarra nel riscaldamento, la tecnica esecutiva di alcuni salti.

Allineamento
Qualsiasi tecnica della danza ha presumibilmente tra i suoi principi quello del mantenimento dell’allineamento corporeo e dell’equilibrio. L’allineamento è anche principio basilare per la prevenzione degli infortuni. È tipico dell’insegnamento della danza accademica esortare gli studenti a mantenere l’allineamento corporeo e la stabilità centrale (l’aplomb) in qualsiasi movimento. Woodhull-McNeal (“How linear is dancers’ posture?” Medical problems of Performing Artists, 1990) usò la fotografia sequenziale per provare che la prima e la seconda posizione evidenziano differenze posturali e di allineamento rispetto alle altre  posizioni. E questa variabilità non è neppure standardizzata, ma varia da individuo a individuo, dipendendo dalle abitudini esecutive.

Sbarra
Una parte essenziale del riscaldamento nella lezione di danza classica avviene alla sbarra. Essa è stata introdotta per fornire supporto al danzatore e perché questi riesca a sviluppare quell’equilibrio che verrà esercitato in un secondo momento al centro. È come se si sia voluto fornire al danzatore un partner, quando egli poggia una o entrambe le mani alla sbarra. Gli esercizi alla sbarra, che fornisce supporto al peso del danzatore, sono mirati a facilitare l’esecuzione degli stessi movimenti senza supporto fisico, al centro. Ma in realtà uno studio di Cordo e Nasher (“Properties of postural adjustment”, 1982) ha dimostrato che il danzatore, quando scarica parte del peso sulla sbarra, non attiva i riflessi posturali responsabili dell’equilibrio, soprattutto quando esegue movimenti delle braccia che ostacolano l’equilibrio. Quindi questo studio sembrerebbe dimostrare che in realtà la sbarra  non potenzia la stabilità centrale del movimento, spostandola in avanti o indietro, a seconda di come il danzatore si appoggia e scarica il peso. Questo è facilmente visualizzabile nell’esecuzione di alcuni movimenti in particolare: la sbarra permette, rispetto all’esecuzione al centro, un maggior spostamento in avanti del busto nell’ arabesque; negli esercizi alla sbarra è maggiormente possibile forzare l’ en dehors, che poi non si riesce a mantenere al centro.

Esecuzione dei salti
Di norma la sbarra si conclude con i grands battements, preparatori anche delle abilità di elevazione nei salti. Diversi studi, condotti usando l’elettromiografia, hanno dimostrato l’inevitabile lieve flessione della gamba di supporto all’inizio del movimento, nell’ elevazione  lo sbilanciamento del bacino all’indietro e nella chiusura del movimento la lieve flessione della gamba operante. Questo anche nei danzatori professionisti. Per quanto riguarda l’esecuzione dei salti, molti dei principi asseriti dalla didattica della danza vengono disconfermati dalla biomeccanica:
pliés più profondi non portano ad un’elevazione maggiore, ma i pliés modesti portano ai risultati migliori;
la sospensione al culmine del salto è una pura illusione ottica, in quanto l’ascesa e la discesa sono un continuum;
nei salti rotatori, la rotazione deve avvenire subito all’ascesa e non quando si è già acquisita elevazione;
il piede subisce una lieve supinazione inevitabile durante l’atterraggio.

Tutte conclusioni ottenute dall’osservazione, condotta anche con strumentazione scientifica, che sembrano contraddire alcuni assiomi della pedagogia della danza classica.
 
Annalisa Argelli