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Jacopo Godani con la Dresden Frankfurt Dance Company fino al 2023 - di Angela Testa

L'intervista
Quando
14/07/2021
Genere
L'intervista
 


E’ confermato! Jacopo Godani continuerà il lavoro cominciato nel 2015 con la sua creatura, la Dresden Frankfurt Dance Company, fino alla fine della stagione 2022/23. Poi lascerà la direzione per affrontare nuove, stimolanti sfide.

L’annuncio arriva oggi, dopo la firma del contratto da parte di tutti e quattro i partner che cooperano alla gestione della Compagnia - la capitale del Land di Dresda, il Land della Sassonia, la città di Francoforte sul Meno e il Land di Hesse.

Il Direttore Artistico, che è già al lavoro per la preparazione delle prossime due stagioni, ha ringraziato i quattro partner pubblici della compagnia e i membri del Consiglio della Dresden Frankfurt Dance Company per la loro fiducia.

Il Presidente del Consiglio di Sorveglianza della Dresden Frankfurt DC, Dr. Joachim von Schorlemer, ha ringraziato Jacopo Godani per il grande impegno col quale ha costruito un Corpo di ballo eccezionale ed ha conquistato il grande pubblico del balletto contemporaneo di Dresda e Francoforte: "Sono felice che il lavoro insieme possa continuare. Jacopo ha ancora molto in serbo per la nostra compagnia".

Il nuovo programma è già online. Si riparte con Traces, una performance/installazione creata dai danzatori della compagnia Felix Berning, Kevin Beyer, Anne Yung, Michael Ostenrath e Sam Young-Wright in scena dal 14 al 16 settembre. Un’opportunità che Godani ha voluto potessero sperimentare per collegare l’esperienza personale alla sua ricerca sul movimento.

A seguire, a più riprese, dal 21 al 31 ottobre, va in scena Zeitgeist Tanz, un trittico unico, composto da Quintett (1993), una pietra miliare dell’opera di William Forsythe, Good Old Moon, una creazione di Marco Goecke su musica di Patti Smith, e BACH OFF!, un nuovissimo lavoro in cui Jacopo Godani si pone la questione di come proiettare nel futuro il patrimonio culturale classico senza perdere il suo incomparabile valore e lo fa sulle note dal vivo della Suite per violoncello di Johann Sebastian Bach.

A novembre, sul palco due nuove opere di Godani.

La prima, When the dust settles, opera attesissima per la collaborazione con la hr-Sinphonieorchester, l’orchestra sinfonica radiofonica di 60 elementi della Hessischer Rundfunk, la rete di trasmissione pubblica dello stato tedesco dell'Assia, è una premiere che porta in scena la musica e la danza come due entità uguali e distinte ma interdipendenti, offrendo uno spettro il più ampio possibile sulle interconnessioni che possono venire a crearsi coreograficamente.

La seconda, Hollow bones, una prima mondiale di una performance fresca di creazione, dal carattere sperimentale, che vuole essere il manifesto della sua ricerca artistica basata su un concetto di libertà, che si ispira a quella degli uccelli e che si fonda su una struttura leggera e cava come le loro ossa. Una composizione in tempo reale che si muove spontanea ma al tempo stesso seguendo un canovaccio impalpabile.

E il bello deve ancora venire… dal meritato riposo del guerriero in quel di La Spezia, luogo d’origine, per poi spostarsi in una delle nostre splendide isole al Sud.


BACH OFF! Cosa volevi dire con questo titolo ironico sul gioco di parole tra Bach e ‘Fatti da parte’?

Veramente io l’ho dato con l’intenzione del ‘Fu… Off’! (Ridiamo) Era un momento anche di saturazione grazie al lockdown.

Il senso è solo questo?

No. Era una sfida. Volevo mettere due elementi diversi a confronto. Come sai, sono un amante del Classico nel vero senso della parola, l’Arte in cui si dimostra la vera bravura nel realizzare opere, Leonardo Da Vinci, Raffaello… Volevo prendere un brano di Bach, un elemento più che classico per noi, e metterlo accanto all’arte contemporanea, per vedere cosa sarebbe potuto scaturire. Volevo ottenere un ‘look’ contemporaneo, attuale, anche popolare, e vedere se si può arrivare a colpire le nuove generazioni che si stanno allontanando sempre di più dall’eredità artistica creativa. Tentare di avere un rapporto con generazioni che non sanno cosa sia un Raffaello, o forse anche un David Bowie, artisti che hanno segnato la nostra cultura e quelli che hanno segnato i nostri tempi. Sai anche che sono un paladino della lotta alla mediocrità e vorrei tentare di capire se c’è un modo per rivitalizzare l’interesse in quello che abbiamo, in quello che c’è e che ha valore, non perché voglia tornare indietro e crogiolarmi nel vecchiume, ma perché, ad oggi, le proposte che vedo di ‘supercontemporaneo’ sono spesso avvilenti, altrimenti sarei il primo a corrervi dietro. Se devo stare dietro ad un ritmo tecno con un rap demenziale, come va adesso, “hey, hey, non pago affitto, non pago affitto, yeah” [n.d.r. testo di Bello Figo] allora mi incazzo e dico ‘Bach Off!’. Io non sono attaccato al passato, sono corso dietro a tutto quello che c’era di nuovo e contemporaneo fino a che non si è fermato tutto. Non c’è più niente a cui correr dietro!

Cos’hai in cantiere per i tuoi spettatori nel prossimo anno?

Ci sono in programma tre intere serate.  Zeitgeist Tanz, When the dust settles, e Hollow bones, appena creata e lanciata subito in scena. Avrei voluto avere il tempo di cesellarla ulteriormente. Ci tengo molto e spero che veniate a vederla. E’ un confronto con una generazione che viene plagiata, istruita da un sistema, è un racconto post-cataclisma, con personaggi dai costumi incredibili.

Come proseguirai il tuo cammino personale e di lavoro?

Voglio focalizzarmi su me stesso, sicuramente. Voglio mettere a punto Hollow bones appena sfornato e, poi, sto lavorando sulla serata di When the dust settles. Ma sto anche già lavorando alla creazione per dopo Natale. Mi piacerebbe coinvolgere dei musicisti solisti, persone molto giovani. Ne ho già conosciuti alcuni. Penso al violoncellista ucraino con cui ho già lavorato per Bach Off!, Petar Pejčić. Ho incontrato un ragazzo che mi è piaciuto moltissimo, suona la fisarmonica, e ho conosciuto un altro ragazzo che suona il flauto traverso, giovani al di fuori del mainstream, di grandissimo talento e di una profonda ricchezza di spirito…

Se dovessi posizionare le tue pedine su un tavolo di Risiko, quali Paesi vorresti conquistare?

Decisamente l’incontro con il Bolshoi! E’ stato incredibile! Sai che facevo parte della giuria del Benois de la Danse. Quando sei nella giuria devi segnalare qualcuno come ‘best dancer’ ma non puoi presentarlo con una tua creazione, così ho proposto la danzatrice del mio passo a due di Hollow bones, Anne Jung, ma per un’altra coreografia, e su quella è stata giudicata. Quando, poi,  ad Anne è stato chiesto di ballare una mia creazione durante la serata di Gala, abbiamo presentato il passo a due di Hollow bones ed è stato incredibile! Ha conquistato tutti!

E’ venuto giù il teatro?

E’ finita sulle prime pagine dei giornali, non ce l’aspettavamo. La direttrice del Benois ci ha scritto raccontandoci che avevamo conquistato tutti, che sembravamo degli eroi, ci hanno dato molto spazio sui video in tv, e sui giornali hanno scritto dell’apparizione di questa ballerina meravigliosa che avrebbe dovuto vincere il premio e, nonostante non lo abbia vinto, ha catturato l’attenzione e il cuore di tutti. E’ stato meraviglioso. E, in ultimo, il direttore del Bolshoi mi ha chiesto di creare una serata intera per il suo Teatro. Sono veramente contento.


Insomma, vorresti conquistare la Russia…

Vorrei conquistarla nel senso di avere un contatto con un luogo che dia ancora così tanto valore alle cose di valore. Un posto dove le cose di qualità sopravvivano in un modo bello, elegante. E’ quello che mi manca.

E poi mi piacerebbe tornare a vivere a Parigi, anche perché ci sono stato parecchie volte ultimamente e ne sono particolarmente felice. E poi, devo mandarti l’ultimo video che ho fatto per la settimana dell’Alta Moda, l’ho girato nella campagna di Montepulciano.

 Quindi, la Francia e la Russia!

 Non la Francia, Parigi. [n.d.r. ci tiene a precisare]

Ti ho conosciuto quando un eventuale rientro in Italia non era nemmeno un’opzione, ora il desiderio di novità e questa vacanza nel patrio suolo ti porta a riprendere in considerazione almeno l’ipotesi?

Mah, l’Italia non è mai stata un’opzione; un posto in Italia è un’ipotesi, dato che, in genere, l’Italia non offre molto ai propri compatrioti di valore, sennò non saremmo dovuti scappare all’estero! Però, chiaramente, se ci fosse una situazione professionale che permetta di svilupparsi, di non dover sopravvivere, di lavorare in maniera decorosa, allora verrei molto volentieri. Anche perché, ad una certa età, vuoi solo la qualità della vita.

Buon riposo al nostro guerriero in vacanza nei mari della sua meravigliosa Italia.

 

Angela Testa