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L’après midi d’un faune, balletto innovativo.

Accadde oggi
Quando
18/05/2023
Genere
Accadde oggi

“Abbiamo avuto un fauno, incontinente, con dei pessimi movimenti di una bestialità erotica e di una mimica pesantemente sfrontata."

                                                  (Gastone Calmette,editore de Le Figaro)

Ricordiamo oggi la prima rappresentazione de L’après midi d’un faune, balletto in atto unico andato in scena il 19 maggio del 1912 al Théâtre du Châtelet di Parigi con i Balletti Russi di Serge Diaghilev.
Il 1912 fu senza dubbio un anno di cambiamenti importanti per la compagnia di Diaghilev. A quattro anni dal debutto parigino del 1909, il famoso impresario presentava la sua quarta stagione in un clima di criticità e mutamenti interni. Alexandre Benois, che aveva curato le scenografie e i costumi delle prime rappresentazioni, aveva lasciato il gruppo a causa della sua rivalità con il collega Léon Bakts e Mikail Fokin, che era stato l’unico coreografo fino ad allora, cominciò a cedere il suo posto al ballerino 
Vaslav Nižinskij “étoile montante” della compagnia.
La messa in scena de 
L’après midi d’un faune, fu la novità assoluta della quarta stagione nella cui programmazione erano anche Le Dieu Bleu (13 maggio), Thamar (20 maggio), Daphnis e Chloé (8 giugno), ma nessun balletto, tra questi e quelli che lo avevo proceduto, fu tanto innovativo e al tempo stesso dirompente dal punto di vista estetico così da creare scandalo tra il pubblico e la critica. Su musiche di Claude Debussy e con le scene di Léon Bakts, il balletto vide Nižinskij non solo come danzatore, nella parte del fauno, ma anche come coreografo. Rivoluzionario e trasgressore, Nižinskij, fu in un certo senso fedele all’ estetica dell’opera di Arte Totale tanto perseguita dal Diaghilev: scena, costumi e movimenti coreografici vennero infatti realizzati in perfetta armonia fra loro in un quadro dai chiari riferimenti alla pittura vascolare greca. Durante una visita al Louvre la vista di un vaso ellenico lo aveva affascinato a tal punto da ispirarlo per un balletto finalizzato all’idea di una pittura vascolare arcaica dal soggetto molto semplice. 
In un caldo pomeriggio estivo, disteso sopra una collinetta, un fauno suona il flauto di Pan. Poco dopo, pieno di desiderio sessuale, comincia poi a danzare. Ad un tratto sette ninfe gli passano davanti e catturano il suo sguardo. Egli vorrebbe giocare con loro ma esse, spaventate, fuggono. Solamente una si ferma qualche istante ma, nel momento in cui egli cerca di toccarla, anch’essa fugge spaventata lasciando cadere a terra la sua sciarpa. Il giovane fauno la raccoglie, ne sente il profumo, la alza al cielo e nell’ ebrezza del desiderio vi si adagia sopra come per possederla e ...
Anche per quando riguarda il trattamento della partitura il coreografo si era mantenuto sulla linea simbolista del compositore che aveva scritto la musica nel 1892, Prélude à l’après midi d’un faune, districandosi dai canoni musicali romantici generando un commento musicale alla poesia omonima di Stephane Mallarmè. 
Nižinskij per l’occasione decise di rinnegare il linguaggio accademico e ricercare nuove forme che entrassero meglio in relazione con la musica e che portasse la mente dello spettatore ad una visione arcaica ricorrendo per questo alla tecnica dell’Euritmica di Emile Dalcroze. Tutto riportava all’arte greca: i costumi anch’essi stilizzati con rigide pieghe, i corpi dei danzatori a piedi scalzi in posizione degli arti inferiori parallele, i movimenti angolosi dei busti in torsione, le posture di profilo con le braccia in direzioni opposte, una danza dissociata dalla partitura, quest’ ultima trattata da mero sfondo sonoro. I danzatori, ninfe e fauno, attraversavano lo spazio scenico oppure vi si disponevano come in un fregio bidimensionale in un paesaggio onirico stilizzato.
Un qualcosa di totalmente nuovo per gli spettatori che oltre a rimanere disorientati dall’ audacia del nuovo linguaggio coreografico, furono testimoni di un vero e proprio scandalo quando nella scena finale del balletto, i riferimenti sessuali già insiti e poco apprezzati della prima scena, divennero inaccettabili: 
Nižinskij, abbracciando la sciarpa abbandonata a terra dalla ninfa, mimava un orgasmo.
Lo scandalo ebbe forte risonanza sui giornali di allora causando una scarsa accettazione del balletto che finì così per rimanere in repertorio per pochi anni e cadendo poi nel dimenticatoio. È stato grazie alla studiosa e storica della danza Ann Hutchinson Guest che negli anni ottanta ne ha elaborato la ricostruzione partendo dai quaderni di appunti di 
Nižinskij e le numerose fotografie dei ballerini scattate subito dopo la prima rappresentazione dal fotografo famoso in tutto il mondo Adolf de Meyer

 

 

 

 

 

 

 

Fabiola Pasqualitto