Login   |   Registrati
Indietro

Ricercare l’eccellenza può motivare; ricercare la perfezione è demoralizzante (H.Braiker)

Medicina della Danza
Quando
11/01/2021
Genere
Medicina della Danza

Le recensioni degli spettacoli di danza spesso usano le definizioni di “perfetto” o “senza pecca” per indicare gli aspetti di eccellenza di una performance. Anche i maîtres de ballet e gli insegnanti in generale spronano i membri del corpo di ballo o gli allievi a lavorare sodo per raggiungere la così sfuggente “perfezione”. Anche se con questo termine spesso intendono solo l’ “eccellenza” della performance del gesto atletico. Ma c’è una differenza di concetto tra le due? E se sì, cosa può comportare per i danzatori e gli insegnanti? In questo articolo e nei successivi esporrò quali sono i luoghi comuni legati al perfezionismo, inclusi i suoi effetti positivi e negativi sui danzatori e gli allievi che praticano la danza a livello professionale.

Saranno esposti anche i risultati di ricerche scientifiche che relazionano il perfezionismo, come habitus, ad indicatori di benessere e malessere. Per concludere esporrò alcune riflessioni sulla pratica didattica indagando come il “perfezionismo” possa diventare un habitus dai riflessi molteplici.

Cosa si intende, da un’ottica scientifica, per “perfezionismo”?

Nell’ambito degli studi di psicologia non c’è convergenza nella definizione del concetto, né dell’atteggiamento del ”perfezionista”. Una definizione del concetto su cui c’è abbastanza convergenza è quella che lo individua nella tendenza a stabilire degli standard di performance eccessivamente alti congiuntamente alla tendenza all’eccesso di autocritica e autovalutazione (Frost Ro, Marten P., Lahart C. Rosenblate R., The dimensions of perfectionism, 1990). È evidente che si tratta di un concetto multidimensionale, che combina diverse caratteristiche. Nel costrutto del “perfezionismo” tendono ad essere incluse  almeno alcune di queste caratteristiche, che portano all’individuo una carica di benessere :

  • il porsi obiettivi e standard particolarmente alti, incluso l’obiettivo della perfezione;
  • essere fortemente determinati;
  • per alcuni, il bisogno di essere sorretti da una forte pianificazione e organizzazione.

Ma c’è anche un lato più oscuro nel perfezionismo, con caratteristiche che non portano benessere, soprattutto a livello psicologico:

  • il senso di inadeguatezza, e di non fare mai abbastanza;
  • la preoccupazione di commettere errori, che può sfociare in vera e propria fobia;
  • la tendenza all’autocritica più severa;
  • la preoccupazione per le critiche provenienti dagli altri.

Gli studi e le ricerche in ambito psicologico ritengono principalmente che non ci siano forme positive o negative di perfezionismo, ma piuttosto che per diventare un perfezionista l’individuo debba sperimentare entrambi gli aspetti del costrutto. Coloro che si limitano a sperimentare solo il lato positivo del costrutto, non sarebbero tanto dei perfezionisti, ma persone che mirano e ricercano comunque l’eccellenza. In uno studio condotto su campioni Olimpici (Gould D, Dieffenbach K, Moffett A, Psichological characteristics and their development in Olympic champions, 2002), i ricercatori arrivarono alla conclusione che questi atleti erano dedicati alla ricerca dell’eccellenza senza cadere nel perfezionismo, in quanto lavoravano con molta dedizione, ponendosi traguardi molto alti, ma non reagivano in maniera particolarmente negativa di fronte all’errore, nè sprofondavano nello sconforto per senso di inadeguatezza.  Su un assunto c’è convergenza da parte di diversi studiosi: è improbabile che un individuo sperimenti gli aspetti positivi del perfezionismo senza sperimentare anche quelli negativi: chi punta alla perfezione, dovrà sempre fare i conti con i suoi effetti collaterali: eccessi di autocritica, dubbi e senso di inadeguatezza.

Per riassumere, le posizioni che tendono a differenziare la ricerca dell’eccellenza dal perfezionismo sono queste:

-   la ricerca dell’eccellenza passa per il perseguimento di obiettivi impegnativi, ma raggiungibili. Poiché questi obiettivi sono difficili da raggiungere, sono necessari molta dedizione, impegno esclusivo, duro lavoro. Comunque, poiché sono obiettivi possibili da raggiungere, un senso positivo di sfida può nutrire la motivazione individuale e produrre gioia, soddisfazione al raggiungimento degli stessi;


-   il perfezionismo è la ricerca della perfezione, e in quanto tale è una ricerca di tipo irrealistico e difficilmente raggiungibile. Il perfezionismo comporta uno sguardo fortemente critico delle proprie azioni ed errori e di quelli altrui. Poiché i perfezionisti quasi mai raggiungono i loro obiettivi, c’è una costante discrepanza tra il punto a cui arrivano e quello a cui pensano sarebbero dovuti arrivare. Questa discrepanza crea insoddisfazione e spesso sfocia nel senso di frustrazione.

Per gli artisti o sportivi che puntano a una performance eccellente diventa essenziale mantenere l’equilibrio nel difficile sentiero che separa una salutare ricerca del meglio di sé, dal perseguimento deleterio di una irrealistica perfezione.

Annalisa Argelli