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Nunzio Perricone

Critica Spettacoli
Quando
non specificata
Monica Ratti



Era poco più che ragazzino, quando incontrai i suoi occhi vivaci al Todi Arte Festival. All’epoca era un allievo della scuola del Teatro dell’Opera. Era ancora un ragazzo quando, nel 2003, lo rividi ad un concorso di danza dove si esibiva con il gruppo presentato da Veronica Peparini. Questa volta mi colpì la sua crescita artistica. Il suo modo di danzare e stare in scena catturò la mia attenzione. Non mi stupii allora quando, nel 2004, vinse il primo premio nella categoria solisti di contemporaneo al prestigioso Premio Città di Rieti, con la coreografia “Le Poeme”, realizzata per lui da Giuliano Peparini

Nunzio Perricone, classe 1988, sangue siculo, oggi riconferma il talento di un tempo anche nel suo nuovo percorso di coreografo. 
Dopo aver lavorato nel 2007 per le Cirque du Soleil a Montreal (Canada) nella creazione “O”; nel 2008 per la Dragone Entertainement in una tournée in Spagna con un lavoro a firma di Giuliano e Veronica Peparini e nell’opera moderna “I Promessi Sposi” con le coreografie di Mauro Astolfi, nel 2011 si è esibito come solista nella compagnia I’MPerfect Dancers diretta da Walter Matteini. 
Dopo aver danzato nel 2012 per la River North Dance di Chicago ( USA ), nel 2017 ha deciso di sperimentare un nuovo percorso. Ha fondato così la Eleven Dance Company, creando lavori che lo hanno portato ad ottenere la visibilità in festival importanti in Polonia, Slovenia, Singapore, Sud Korea. 
A fine settembre 2020, su messanger, mi è arrivato il gradito invito di Nunzio per assistere, sabato 3 ottobre, alla creazione “Solo”, vincitrice del premio MarteLive Biennale di Roma all’interno del Festival “Corviale Urban Lab”. 
Con enorme piacere e curiosità (non vedevo Nunzio da oltre 10 anni) ho accolto l’invito, recandomi a Corviale con notevole anticipo. Purtroppo il cielo plumbeo non prometteva niente di buono. Appena affacciata all’anfiteatro, Nunzio mi è venuto incontro e, molto sconsolato, mi ha annunciato che la serata probabilmente sarebbe stata annullata per pioggia. 
Senza esitare gli ho detto: “Non penserai mica che io sia arrivata sin qui per non vederti?!? Sai che farai prima che piova? Ballerai per me”. Nunzio, in men che non si dica, ha organizzato una prova: Le luci erano già coperte dai teli cerati; i tecnici avevano iniziato a riporre alcuni strumenti, ma la determinazione di Nunzio ha fatto in modo di mettere in scena il suo spettacolo. Solo per me e le poche maestranze presenti. Accompagnato dalle romantiche note del notturno di Chopin, quel “testardo” ragazzetto ha rinnovato le emozioni che tanti anni fa aveva suscitato in me. Su quella piattaforma ruvida, spartana, circolare, umida, illuminata solo dalla luce fioca dei lampioni del cortile circostante, in una grigia periferia romana, l’immagine di questo danzatore che pareva fluttuare, scivolare senza soluzione di continuità, in un susseguirsi di Up and Down morbidi, brillava di luce propria. 
La sua competenza tecnica esaltava la ricerca di un linguaggio contemporaneo originale, mentre la realizzazione dell’installazione spingeva la sua ricerca verso la commistione e l’ utilizzo di differenti espressioni performative. Il danzatore /performer aveva assunto l’identità di scultura, arte visiva, gesto pittorico, omaggiando la performance d’arte di Bruce Nauman e Joseph Beuys. 

Il processo creativo dell’autore, parte da una sua riflessione: “Arriva nella vita un momento in cui è necessario fermarsi. Ristabilire una connessione con il proprio “Io “ più profondo, assegnando nel contempo il giusto valore a ciò che accade al di fuori di noi stessi, diventa una ineluttabile esigenza”. 
Chi avrebbe mai immaginato che il pensiero, che ha dato origine al processo creativo di Nunzio, sarebbe stato un antesignano precursore dei tempi che stiamo vivendo? 
Mentre la performance di Nunzio volgeva al termine, la pioggia iniziava a scendere sempre più fitta, a corollario di un’ immagine forte e penetrante, sostenuta da un contesto dal sapore pasoliniano. Per assurdo, la scenografia urbana, la pioggia , l’assenza di luci teatrali, avevano reso ancora più realistica quella connessione tra l’io e ciò che accadeva intorno. 
Si era verificata la condizione ideale per toccare le corde più profonde della nostra interiorità che, fondendosi, era diventata tutt’uno con il contesto. Ovviamente il merito era anche della sublime interpretazione di un artista della caratura di Nunzio Perricone.

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