Cor Habeo si sviluppa in tre macrosequenze che vedono in azione un quintetto formato da tre danzatori Filippo Del Sal, Giorgio Otranto, Francesco Simeone e due danzatrici Elena Badalassi e Nicole Perfigli, che fagocitano lo spazio sgombro di arredi ma ingombro delle luci di Michele Forni e pervaso dalle nuvole di fumo che caratterizzano l'atmosfera.
Nel primo quadro il quintetto si scioglie in duetti e terzetti in un crescendo coreografico in cui il perdersi e il ritrovarsi corrisponde all'avere e al perdere il coraggio e la danza diventa morbida, mossa mentre genera figurazioni raffinate, accompagnata dalla partitura musicale fatta di vocalizzi e suoni.
Con il secondo quadro la scena viene avvolta dal fumo e preponderante è il floor work del quartetto, alternato a duetti femminili, terzetti e solo maschili. I legati sono dinamici e fascianti sono i costumi scuri di Jasha Atelier.
Il bianco è il colore del terzo quadro e le luci sono sorrette da 'servi di scena' che illuminano la ricerca del coraggio, mentre con un sincopato solo maschile si rende la tortuosità della mente nella ricerca del coraggio. Ecco che allora la danza si fa più distesa e liberatoria nel lavoro a terra, nel gioco delle braccia e delle gambe, nella geminazione di intrecci figurativi e nel lirismo di tutta l'impostazione coreografica. Molto poetico è il finale con una lei che si muove, come correndo, e a cornice richiama l'inizio e il bisogno di avere e trovare in noi stessi il coraticum latino e l'animus dannunziano.
Lavoro pregevole e garbato, Cor habeo mette in evidenza una compagnia di qualità che si colloca nel novero delle giovani realtà contemporanee del nostro paese e che forse meriterebbe maggiore attenzione da parte degli operatori e dei circuiti italiani.
Il prossimo appuntamento con il Balletto di Siena al Teatro dei Rinnovati è a dicembre con lo Schiaccianoci, nel riallestimento coreografico di Marco Batti, mentre continuano con successo le tournée all'estero di questa compagine senese.