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Danza, teatro e musica. Riparte la biennale 2021

Festival/Eventi
Luogo
Biennale di Venezia
Venezia (VE)
Quando
Dal 23/07/2021 al 01/08/2021
Genere
Multidisciplinare

Danza, teatro e musica. Riparte la biennale 2021 –

Al suo primo anno di direzione, Wayne McGregor illumina con il 15. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (dal 23 luglio al 1° agosto) la complessità, l’ampiezza, la “trasformabilità” di una disciplina in continuo rinnovamento e che, in dialogo con il pensiero più avanzato, concorre agli sviluppi dell’arte contemporanea.
La mappa di questa 15° edizione si articola in sette passi/tempi: gli spettacoli dal vivo con coreografi e compagnie da tutto il mondo, le installazioni all’insegna del multilinguismo, le nuove energie di Biennale College, la ricca produzione di opere filmate sulla e con la danza, le collaborazioni fra discipline in seno alla stessa Biennale, le conversazioni con gli artisti e le commissioni di nuova danza. 10 giorni di attività con oltre 100 artisti, tutte prime per l’Italia, due prime mondiali e tre prime europee. 
Da sapienze estetiche millenarie nasce il respiro della danza della giovane compagnia cinese Xie Xin Dance Theatre, fondata dalla coreografa Xie Xin: alla Biennale la Xie Xin Dance Theatre presenterà la prima europea di Entropy, firmata da Yin Fang (29 luglio Arsenale), artista poliedrico attivo nella danza, nelle arti performative e nel cinema. 
Attinge invece al mosaico delle antiche culture mediterranee delle sue radici algerine Hervé Koubi: (28 luglio – Teatro Malibran) riti, melodie, storie, tradizioni che mixa in maniera spettacolare con il linguaggio della breakdance e dell’hip hop permeato dall’energia sensuale dei suoi 15 danzatoriIn scena il nuovo lavoro di Koubi, Odyssey che celebra la femminilità nell’incontro con il maschile attraverso la partitura dei movimenti dei danzatori che si incontra con la partitura fusionale di suoni di Natacha Atlas, vocalist ebreo-egiziana della scena internazionale tra echi panetnici e il ritmo dell’elettronica europea. 
Sfrecciano nello spazio i danzatori della Bereishit Dance Company, compagnia con sede a Seoul che rilegge la cultura tradizionale coreana in una prospettiva contemporanea, attingendo con approccio multimediale alla danza di strada in Italia per la prima volta con due opere: Balance & Imbalance, in prima nazionale e Judo in prima europea. (1 agosto Arsenale)
Fra i nomi nuovi della scena italiana Marco D’Agostin propone Best Regards, (27 luglio – Arsenale) un assolo nello spirito graffiante di Nigel Charnock cui è dedicato. 
Il rigore formale maturato da una lunga e costante riflessione sulla danza fa di Pam Tanowitz una delle massime coreografe del nuovo millennio, in repertorio nelle maggiori compagnie e per la prima volta in Italia con New Work for Goldberg Variations (24 luglio teatro Malibran) – in prima europea per Venezia - nasce in tandem con la pianista Simone Dinnerstein: un nuovo lavoro su un pezzo che è stato terreno di sfida per musicisti e coreografi e dove ora le limpide architetture dei danzatori sembrano illuminare di nuova luce quel distillato di emozioni che sono le Variazioni Goldberg di Bach.
La danza come oggetto scenico è l’originale approccio del pittore, scultore, artista della performance Olivier de Sagazan che il 27 luglio al  piccolo Arsenale) propone La Messe de l’Âne, che si rifà alla medievale festa dei folli, presentato in prima assoluta a Venezia.
È un “nudo d’artista” che si svela progressivamente agli occhi dello spettatore il lavoro firmato dalla basca Iratxe Ansa  e dall’italiano Igor Bacovich (26 luglio – Arsenale). Al desnudo è un laboratorio dinamico che prende il via da un classico duetto per poi crescere in un limpido processo di decostruzione che mette a nudo trama e meccanismi della creazione nel suo stesso farsi. L’originale duo si amalgama alle note del Concerto n. 2 per violino di Philip Glass e delle musiche di Johan Wieslander e alle le luci e le immagini, che sovrappongono live e pre-registrato, di Danilo Moroni.
Radicale è il grido di battaglia di A Room with a View, firmato in coppia da (La)Horde e Rone (1 agosto Teatro Malibran) Uno spettacolo travolgente e adrenalinico con corpi che volano, scossi dal pulsare dei suoni scolpiti dal dj Rone, attorno a cui si addensa l’orda di ravers, sopravvissuti al collasso della civiltà. Al centro una visione politica della danza che mette in primo piano forme coreografiche della rivolta popolare - dai rave al ballo tradizionale ai jumpstyle di internet – nutrita del pensiero di Alain Damasio, scrittore di fantascienza, e la sua guerra dell’immaginario.
Una “danza fuori dalle regole” nei temi e nei modi è quella di Oona Doherty (30 e 31 luglio – Piccolo Arsenale), nome nuovo della danza europea e Leone d’argento di questa edizione del Festival, a Venezia con Hard to be Soft – A Belfast Prayer. Non ortodossa è la scelta di mettere in scena lo spaccato di una comunità, quella della sua infanzia a Belfast, con i suoi orizzonti limitati da imposizioni culturali, sociali, religiose. Delle classi lavoratrici, praticamente assenti dai palcoscenici della danza, la Doherty coglie la dimensione quotidiana, la loro violenza e vulnerabilità, i tic, gli stereotipi e i vizi, ma anche il coraggio, la forza e l’energia. 
Somewhere at the Beginning (23 luglio – Arsenale) è l’assolo in cui Germaine Acogny, pioniera della danza contemporanea africana e Leone d’oro alla carriera del Festival, fa i conti con il proprio passato, quelle radici che sono il punto di partenza di tutta la nostra vita, e che si incarnano nelle figure arcaiche che l’accompagnano. Partita dall’Africa, esule in Europa e poi di ritorno alla sua terra d’origine, lo spettacolo della Acogny è anche un dialogo tra l’Occidente e il continente africano, sulla ricerca di identità che non è mai qualcosa di dato o di acquisito. 
Tre opere installative sperimentali saranno visibili lungo tutto l’arco del Festival dal 23 luglio al 1 agosto. Not Once – che debutterà in prima europea alla Biennale - vede riuniti per la prima volta due artisti totali come Mikhail Baryshnikov e Jan Fabre, che insieme hanno lavorato 4 anni per poter completare l’opera. Basato su un monologo scritto da Fabre e interpretato da Baryshnikov, Not Once svela - attraverso undici stanze immaginarie di una mostra fotografica - il rapporto platonico tra il soggetto e una fotografa che, per anni, ne ha manipolato il corpo e lo ha rielaborato in diverse entità. Il lavoro multimediale è concepito per il cinema ed esplora le relazioni tra un artista, il suo lavoro e la vita, il suo pubblico e, in definitiva, l'equilibrio tra dare e ricevere - tra dipendenza e indipendenza.
Al Teatro delle Tese sempre fino al 1 agosto un’ “opera di danza cinematografica animata digitalmente” il pluripremiato Tom di Wilkie Branson, che fonde il linguaggio del b-boying con tecnologie all’avanguardia – animazione digitale, projection mapping, surround, modelli 3d fatti a mano, tecniche di fotogrammetria, sistemi di chroma key capture – riuscendo a veicolare una storia emotivamente potente attraverso immagini sbalorditive. Tom è soprattutto, un lavoro sulla tristezza, la solitudine, l’isolamento: è il racconto del viaggio di un uomo, interiore e reale al tempo stesso, che presta il suo volto illeggibile a una fila di uomini chiusi nella stessa carrozza di un treno con la stessa imperturbabilità. Un viaggio alla ricerca di sé, tra angoscia, desiderio, nostalgia, illusione.
Fino al 1 agosto Future self, una “scultura luminosa vivente” che si anima al movimento dei ballerini, come dei visitatori, attraverso 3 videocamere in 3d che catturano le forme e le rispecchiano su un reticolo di alluminio composto da 10.000 led che emettono luce in tutte le direzioni. Frutto delle ricerche di Hannes Koch e Florian Ortkrass che nel 2005 fondano il collettivo artistico Random International, attivando collaborazioni attorno a progetti sperimentali. Per il debutto Random coinvolge Wayne McGregor con la sua compagnia e il compositore Max Richter.
Non possiamo non citare Biennale College, linfa vitale del Festival. 
Il bando lanciato a gennaio ha raccolto nell’arco di un mese 489 adesioni da tutti i continenti: 249 dall’Italia e 240 dall’estero (49 le nazionalità di provenienza). Saranno tutti in residenza supportata dalla Biennale di Venezia per tre mesi, da maggio a luglio, impegnati in due percorsi tecnici, creativi e performativi, in larga parte condivisi, che si concluderanno con la presentazione sul palcoscenico del 15. Festival Internazionale di Danza Contemporanea di un duplice programma: opere dal repertorio di Wayne McGregor (Far) e Crystal Pite (Solo Echo) e cinque brevi coreografie originali (ca. 15’). 
 





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