Si apre venerdì 8 luglio la 42^ edizione di Operaestate Festival, che dà il via anche a un nuovo triennio guidato dalla parola chiave Relazioni: un concetto che identifica l’immaginario che il Festival, che ne rappresenta sia la storia, fatta di legami e di collaborazioni, sia la direzione futura, in connessione con il patrimonio culturale, l’ambiente, il benessere originato dalle azioni e dai processi culturali.
Il programma di danza 2022 apre quindi con un focus sulla relazione tra Antonio Canova e la danza, in occasione del bicentenario della morte dell’artista: un percorso lungo un fine settimana (dal 22 al 24 luglio) nato da una ricerca sulle opere, i diari e gli album custoditi nei musei bassanesi, che Operaestate porta nella città, attraverso i corpi di danzatrici, danzatori e cittadini.
Riflettono sull’opera canoviana grandi compagnie italiane e internazionali, attraverso nuovi titoli o creazioni rilette per l’occasione. È il caso di Aterballetto, che presenta due titoli di coreografi israeliani, Yeled del giovane Eyal Dadon eSecus del noto Ohad Naharin (22/7), mentre con Microdanze Re-enactment presenta un’antologia di brevi coreografie per lo spazio pubblico ispirate a Canova (23/7).
Anche la compagnia Kor’sia, in IGRA, riflette su un patrimonio coreografico importante: quello dei balletti russi di inizio Novecento, attraverso una versione di Jeux di Nižinskij osservata da sculture che potrebbero essere quelle di Canova (23/7). E sempre all’immobilità apparente delle statue si ispira la versione bassanese di Palpebra, di Collettivo Cinetico, un’originale indagine sul silenzio (23 e 24/7). Infine, Promise, di Sharon Eyal per la compagnia tedesca TanzMainzindaga le relazioni tra personaggi sconosciuti che abitano il palcoscenico come statue neoclassiche che scompaiono in una nuvola di musica elettronica (24/7).
Numerosi i processi creativi che coinvolgono i cittadini: a partire dalle camminate coreografiche del giovane gruppo di artisti Base9, che porteranno il pubblico alla scoperta dei luoghi canoviani bassanesi (Canova walk: Choices, 22 e 24/7); a due progetti di comunità firmati dai coreografi Beatrice Bresolin e Marco D’Agostin: la prima invita a riscrivere il concetto di bellezza in una danza creata con cittadine di ogni età (L’oro (versione Canova), 23 e 24/7); il secondo a riscoprire il valore di un carteggio privato, attraverso lettere che contengono istruzioni per una coreografia che andrà in scena senza che i partecipanti si siano incontrati prima (Scrivere lettere è sempre pericoloso, 22, 23 e 24/7).
La relazione tra contemporaneità e patrimonio, l’importanza dell’incontro e dell’abitare uno spazio condiviso, torna anche nella danza che abita le altre città del festival: a partire dall’incontro tra danza e poesia con le inedite collaborazioni tra scrittrici e danzatrici (Laura Pugno con Masako Matsushita, Arianna Ulian con Sara Sguotti e Simona Vinci con Stefania Tansini) invitate ad ambientare la propria creazione negli spazi di Villa Parco Bolasco e dell’Orto Botanico, in occasione degli 800 anni dell’Università di Padova (27 e 28/7).
Sempre all’Orto Botanico in scena anche polifonie di relazioni tra l’essere umano e il mondo vegetale in Stand Alonesdell’austriaco Chris Haring/Liquid Loft (24/8). E sulle relazioni con la natura creano le loro coreografie anche Camilla Monga e Roberto Tedesco per MM Contemporary Dance Company, per la prima volta nello splendido museo di Arte Sella (9 e 10/9), e Simona Bertozzi con Marta Ciappina in Quel che resta – site specific in collaborazione con il festival CombinAzioni di Montebelluna (10/9).
Dal 18 al 21 agosto, B.Motion Danza invita artisti, pubblici, attivisti, cittadini ad entrare in relazione, attivando i corpi nei teatri e nelle piazze, e a ri-trovarsi. Superando le barriere linguistiche, condividendo dei momenti di empatia, la danza vuole esser accessibile e facilitare la connessione con sé e con gli altri, attivando diversi sistemi di relazioni.
Il programma si apre con un progetto che mette in dialogo i giovani artisti del programma di formazione Agorà della MM Contemporary Dance Company e i Dance Well dancers (dal 18 al 20/8), cui le artiste ceche Sabina Bočková e Johana Pocková trasmetteranno parti della coreografia The Lion’s Den, che chiude anche il programma (21/8), e che investiga i gesti del populismo e dei mass-media. I Dance Well dancers, la comunità danzante nata da Dance Well, pratica di danza per persone con Parkinson e aperta a tutti e tutte, saranno protagonisti anche della creazione del giovane Ian Ancheta, per uno studio sull’imprevedibilità e l’empatia (Molding Bodies dal 18 al 21/8); mentre dieci tra insegnanti Dance Well e danzatori della rete No Limita-c-tions creeranno una rete di relazioni e racconti, in piazza, in Blackbird di Chiara Frigo: un dispositivo coreografico per attivare dialoghi tra sconosciuti (20/8). Crea una comunità danzante attraverso le nuove tecnologie, invece, Vibes#5 di Jonathan Burrows e Rosemary Lee (21/8), mentre racconta 71 storie personali di cambiamento e ricerca della propria identità, dando voce a una comunità marginalizzata, Daniel Mariblanca in 71 bodies 1 dance (19/8).
Due le creazioni di Tereza Ondrovà dedicate alle relazioni: in Call Alice (19/8) quella con una propria sosia (l’artista italiana Francesca Foscarini), prima sconosciuta, poi incontrata l’indagine della solitudine e della vulnerabilità, mentre con Silvia Gribaudi in Insectum in Bassano (20/8) indaga prospettive non antropocentriche per un nuovo rapporto con la natura.
In scena anche una serie di lavori che indagano la relazione con diverse tradizioni di danza: a partire da Some Choreographies di Jacopo Jenna, parte della selezione Aerowaves 2022, che mette in dialogo la danzatrice Ramona Caia con frammenti video di storia della danza (18/8); proprio come Aina Alegre in Study 4, fandango and other cadences invita il danzatore Yannick Hugron a rivivere la propria esperienza di danzatore di danze popolari basche attraverso le storie di altri interpreti (18/8). Mentre indagano l’arte degli sbandieratori Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi in ARA!ARA!, per mettere in discussione il rapporto tra potere e immagine (20/8). Il potere ritorna anche nel lavoro della lituana Agniete Lisickinaite, che in Hands Up costruisce una comunità effimera e la coinvolge in una protesta dall’obiettivo non dichiarato (21/8).
Sono una riflessione sulla relazione con il tempo, invece, double:double di Elena Sgarbossa, che mette in scena una serie di ipotetici “momento giusto nel posto giusto” (18/8), e Waiting di Nora Chipaumire e Germaine Acogny, che indagano i concetti di attesa e femminilità a partire da Aspettando Godot di Samuel Beckett (18/8).
B.Motion è anche attività di formazione e approfondimento: dalla Summer School, con i suoi programmi Mini B.Motion(percorso di formazione dedicato a danzatori e danzatrici tra gli 8 e i 13 anni), il corso di aggiornamento per Dance Well Teachers (con le artiste Mia Habib e Chisato Ohno), e il programma per artisti internazionali Carte Blanche, attività di EDN – European Dancehouse Network. E sono aperti a tutti, anche senza esperienze di danza, i B.Meeting: pratiche artistiche e conversazioni, quest’anno ispirate alle ricerche del progetto Empowering Dance - The Soft Skills Teaching and Learning Approach (sostenuto dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea), e dedicate a come le soft skills possano essere sviluppate attraverso la pratica della danza.
Un programma che mette in relazione la città e chi la abita con la danza, il suo patrimonio e il suo spazio, per creare nuovi spazi, nuove relazioni e nuove consapevolezze.
Il programma completo on line su www.operaestate.it