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Darren Ellis

Personaggi
Quando
16/11/2016
Genere
Personaggi
Danzatore, coreografo, insegnante e percussionista. Darren Ellis ci racconta la sua visione della danza e di come , per lavorare per un pubblico di giovanissimi, ci voglia coraggio, immaginazione e tanta voglia di mettersi in gioco.

Come si è avvicinato alla danza?
Ho iniziato a studiare danza a Leeds nell’Inghilterra settentrionale in una scuola secondaria, una delle primissime con questa particolare offerta formativa e li ho studiato musica, danza e teatro. In realtà la mia passione iniziale è stata la musica e infatti sono anche un batterista e percussionista. 
A scuola però sono venuto a contatto con il mondo della danza; ho assistito e frequentato delle lezioni di danza contemporanea.
Dopo un paio di anni, a 16 anni, ho partecipato a una audizione per la Rambert School e sono stato selezionato. Li però oltre al contemporaneo c’era il classico e anche molto per cui ho dovuto fare una vera full immersion . Rispetto a molti altri insomma ho iniziato lo studio del classico abbasta tardi. Sono rimasto alla Rambert x tre anni fino ai 19 anni. 
 
E poi?
Terminati gli studi sono andato alla Laban per fare un anno extra chiamato “transiction dance company”. In questo contesto uno dei coreografi, David Massine, mi ha scelto per l’organico della sua compagnia. Quello è stato il mio primo ingaggio. Da li è iniziata la mia carriera di ballerino free lance: ho lavorato con Metthew Bourne in molte sue produzioni da Swan Lake (nel cast originale) a Cinderella, da Nutcraker a Play Without Words e molte altre. Per lui ho anche lavorato come insegnante. Ho danzato nella Mark Bruce Company, nella Richard Alston Dance Company e con Wayne Mac Gregor/Random Dance; con lui ho deciso di mettere fine alla mia carriera di danzatore. Anzi in realtà mi sono allontanato proprio dalla danza pensa che per un anno ho fatto anche il vigile del fuoco!
Poi mi sono dedicata all’insegnamento. Ho insegnato alla Rambert School e in alcune compagnie professionali. 
Poi un giorno mi chiamò Richard Austen e mi chiese “perché non torni a ballare in compagnia?” e io risposi no grazie. Dopo un altro anno mi richiamò e disse “Vuoi essere il mio Rehersal Director?” E allora risposi “si certo!” Avevo circa 31 anni e mi allettava l’idea di un nuovo inizio, un nuovo lavoro, una nuova sfida. Poi accadde che un danzatore della compagnia si infortunò e non c’era nessuno che potesse sostituirlo. Mi offrii di farlo io ma non fu tutt’altro che temporaneo…ballai per altri 5 anni!! Sono rimasto con lui fino al 2009.
 
Nel 2007 però aveva già creato la sua compagnia la Darren Ellis Dance. Come descriverebbe il suo stile e di conseguenza quello della sua compagnia?
Penso che molte inflenze sul mio lavoro arrivino dalla musica e dalla mia esperienza  di percussionista; per questo il mio lavoro è profondamente basato sul ritmo, sulla sua natura.
Una parte fondamentale del mio lavoro è basata sulla collaborazione con artisti di vario genere in particolare visual artists e compositori. Sono fondamentali perché rappresentano ogni volta una nuova sfida, l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo con il quale arricchire la mia danza. Pur avendo dei piccoli finanziamenti dalla House Counseling non ho fondi sufficienti per finanziare tutto e quindi ho preferito investire e utilizzare le mie risorse economiche per attivare queste collaborazioni e io sono tornato a calcare il palcoscenico come danzatore. Per questo ho creato molti assoli che io stesso eseguo, e molti passi a due. Insomma ho dovuto scegliere come utilizzare le mie risorse economiche al meglio, e per me era fondamentale prendere quanto più possibile da altre forme d’arte attivando delle collaborazioni.
 
La commistione di vari generi serve anche a dare maggiore forza a ciò che vuol dire, al suo lavoro?
Si certamente ma c’è dell’altro. Per molto tempo ho lavorato con una danza molto tecnica, concentrata sui passi; ma volevo lavorare in modo diverso, trovare il mio modo, volevo lasciarmi un po’ tutto alle spalle per un nuovo inizio. Il mio lavoro era basato sul movimento ma non propriamente ballato, era una movimento/visual art, non ero molto interessaro ai passi. Un lavoro molto diverso da quello che facevo in aula come insegnante. 
Ma la vita è un cerchio e sentivo di dover tornare ad un movimento più ballato e tecnico. Inoltre in questa nuova fase lavoro molto per i bambini, per un pubblico di giovani.
 
Nel 2011 infatti ha creato “the selfish giant” (il gigante egoista) basato sul racconto di Oscar Wilde, poi Meeting Mr Boom, entrambi per un pubblico giovane. Da cosa nasce questo interesse per i giovanissimi?
The selfish giant in realtà è un lavoro che mi è stato commissionato da un’altra compagnia. È stato un lavoro giocoso, divertente che mi si addice perché sono una persona che ama scherzare. È stato veramente molto divertente e stimolate! Lavorare con i ragazzi, a volte alla loro prima esperienza in teatro, e vedere la loro reazione è stato molto interessante. 
Dopo questa prima esperienza ci è venuta l’idea di creare una pièce con dei gonfiabili e l’ho trovata un’idea fantastica non solo per i bambini ma anche per gli adulti. Ho deciso di accettare questa sfida. Il lavoro doveva essere in collaborazione con un musicista/compositore ma questa collaborazione non è andata in porto ma a qual punto avevamo il set che era anche pittosto costoso e quindi abbiamo deciso di continuare. 
 
Meeting Mr Boom non è quindi una performance che i ragazzi guardano solamente. 
No all’inizio sono spettatori e alla fine diventano attori. Il set viene gonfiato un pezzo alla volta man mano che lo spettacolo va avanti e alla fine i bambini possono giocarvi. Creare per un pubblico giovane è molto difficile.
 
In che senso?
Devi conoscerti molto bene come performer per poter affrontare un pubblico di bambini perché sono onesti, non hanno filtri nel dimostrare quello che provano. Possono essere sorpresi, arrabbiati, felici ed è tutto immediato. 
 
Cosa cerca nei suoi performers?
Devono essere molto aperti e giocosi. Nelle mie creazioni anche se la maggior parte delle frasi e dei passi sono miei mi piace che anche i miei danzatori possano partecipare alla fase creativa. Mi piace creare insieme a loro.Ho bisogno di buoni danzatori che siano a loro agio in qualunque situazione. Ma ovviamente ho anche bisogno di alcuni standard tecnici. 
 
Lei è un danzatore, un insegnante, un coreografo. Ma chi è veramente?
Prima di tutto sono un padre! Ho un figlio di 18 anni che non è assolutamente interessato alla danza ma alla musica. Credo che sia nel suo DNA. Sua madre è una ballerina, mio padre era un musicista e mia madre una ballerina. Professionalmente in questo momento una parte fondamentale della mia vita è la formazione. Insegno alla Rambert School dove da poco ricopro il ruolo “deputy principal”. Insegno anche in alcune compagnie professionali per esempio alla Metthew, alla Rambert Dance Company e alla Michael Clark Company.
 
Qual è la differenza principale tra insegnare ad un professionista e ad un giovane?
Al danzatore professionista serve prepararsi per la giornata; continua ad imparare piccole cose ma è già completo. Il suo studio è un’attenzione al dettaglio e al movimeento. Nei ragazzi hai modo invece di seguire i loro progressi.
Mi piacciono entrambe: nei professionisti apprezzi la qualità del movimento mentre negli studenti vivi il loro migliorarsi quotidiano.
 
Cerca di creare un nuovo pubblico attraverso workshops e progetti di educazione coreografica, con un focus particolare all’inclusione sociale e alla promozione di uno stile di vita sano. Puà parlarci di questo particolare aspetto del tuo lavoro?
Collaboro con il Greenwich Dance di Londra una casa della danza, punto di incontro di artisti e pubblico, con loro abbiamo creato una pièce per 4 danzatori della mia compagnia e organizzato un festival.
Con loro abbiamo dato vita a un grande progetto per 25 ragazzi che non avevano mai danzato prima per creare una piecè basata sul film di fantascienza Silent Runnin che parla dell’ultima foresta del pianeta terra trasportata nello spazio. Insomma un lavoro sulla natura e sulla necessità di mantenerla in vita. Abbiamo organizzato un workshop per scegliere questi 25 ragazzi che hanno lavorato per ben due mesi. Il progetto è terminato ma per il prossimo anno abbiamo già pensato ad una produzione ancora più grande. 
 
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Oltre a questo del quale abbiamo parlato sono già in cantiere dei lavori per compagnie professionali, una nuova pièce per bambini alla quale inizierò a lavorare già nei prossimi giorni, oltre ovviamente il mio lavoro alla Rambert School. E poi  all’inizio del  prossimo anno sarò a Roma per un nuovo progetto.
 
Ha ballato in molte compagnie contemporaee, lavorando con alcuni dei principali coreografi moderni. Ma c’è qualcuno che le è rimasto nel cuore, al quale deve dire grazie?
Sono stati tutti importanti in un modo o nell’altro. E’ come un viaggio dove non sei mai solo. Indubbiamente con Richard Alston ho un legame profondo, la mia lezione ad esempio è basata essenzialmente sulla sua. Abbiamo lavorato insieme per anni, con lui ho definitivamente terminato la mia carriera di danzatore ed è stata una vera figura in paterna e poi è l’unico che ho invitato al mio matrimonio! 
 
Luana Luciani