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Gerardo Porcelluzzi la mia nuova avventura in Scala

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09/11/2023
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Diplomato alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma sotto la direzione di Elisabetta Terabust e la guida del maestro Jean-Philippe Halnaut, dove a seguito del tirocinio professionale riservato agli allievi più promettenti supera l'audizione per accedere al Corpo di Ballo sotto la direzione di Amedeo Amodio interpretando tutti i ruoli principali nelle sue coreografie. Prosegue la sua carriera da danzatore nel Teatro capitolino sotto la direzione di Carla Fracci e successivamente di Micha van Hoecke che gli affidano ruoli solistici e da primo ballerino nelle principali produzioni della Fondazione.
Attualmente considerato uno tra i docenti più richiesti e apprezzati in Italia, motivo per cui gli sono stati conferiti numerosi premi e riconoscimenti. Dopo 9 anni di attività come docente di tecnica classico-accademica presso la Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, è pronto per una nuova avventura come docente dell'Accademia del Teatro alla Scala di Milano.

In questo nuovo numero la mia intervista esclusiva a Gerardo Porcelluzzi

Raccontaci qualche aneddoto legato alla tua infanzia, alla tua famiglia e al paese in cui sei nato e cresciuto.
Sono nato e cresciuto a Barletta (BA) e provengo da una famiglia molto semplice: mia madre casalinga, mio padre ex titolare di una fabbrica di scarpe che attualmente gestisce un parcheggio dove lavora anche mio fratello maggiore. Stando ai racconti dei miei genitori, fin da quando portavo ancora il pannolino, ogni volta che sentivo la musica non riuscivo a contenere il mio entusiasmo e il desiderio di muovermi e di ballare. Avevo circa 8 anni quando un giorno, mentre passeggiavo per le strade del paese con mia mamma, fui colpito dall'insegna di una scuola di danza; avevo da poco imparato a leggere e immediatamente chiesi di potermi iscrivere; nonostante la mia fosse una famiglia del sud con una mentalità poco elastica, accettarono la mia proposta e quella scuola di danza divenne ben presto il luogo più importante della mia infanzia, quello in cui capii cosa avrei voluto fare da grande.

Qual è stato il tuo percorso di studi prima di arrivare nella Capitale?
Iniziai i miei studi nella scuola di danza privata del mio paese. La mia insegnante, la maestra Angela Dimiccoli, che fin da subito notò la mia predisposizione fisica e il mio spiccato talento per la danza, decise di prepararmi per partecipare alle varie competizioni nazionali e internazionali dell'epoca. Ricordo che il primo concorso a cui partecipai si svolse a Catania, un evento diretto dal Maestro Alberto Testa, dove riuscii a salire sul podio insieme a una piccolissima Eleonora Abbagnato, avevamo entrambi 11 anni. Successivamente partecipai ad altre competizioni che mi portarono alla Scuola di Ballo della Scala di Milano e all'Accademia di Danza Princesse Grace di Montecarlo. Ma l'incontro più significativo fu senza dubbio quello con Elisabetta Terabust, colei che segnò il mio destino e che mi diede la possibilità di studiare alla Scuola dell'Opera: la conobbi durante uno stage a Pescara, avevo 16 anni, all'epoca era lei la direttrice e rimase talmente colpita che nonostante fossi già grande, chiese eccezionalmente di farmi accedere al 7º corso senza alcuna audizione.
Fu così che ben presto Roma divenne la mia città adottiva.

Dopo tanti anni vissuti come allievo, danzatore e maestro, cosa rappresenta per te oggi il Teatro dell'Opera di Roma?
Al Teatro dell'Opera devo tutto, essendo appunto il luogo dove ho svolto la mia formazione, ma anche la mia carriera da danzatore e maestro.
Per non parlare delle tante preziose possibilità che mi ha offerto, come ad esempio quella di poter lavorare con i più illustri danzatori e coreografi del panorama mondiale dai quali ho imparato moltissimo.

Come e quando hai deciso di dedicarti all'insegnamento?
In seguito a un infortunio sono stato costretto a lasciare le scene. Inizialmente mi sono sentito crollare il mondo addosso, come se tutto quello che avevo costruito in tanti anni non avesse più un senso.
Fortunatamente il Teatro mi offrì la possibilità di insegnare: una proposta che colsi al volo e che in un primo momento sembrava solo un ripiego, ma che col tempo si è rivelata l'occasione più bella della mia vita. Come si dice: "Chiusa una porta, si apre un portone!!". Amo insegnare, stare a contatto con i ragazzi, cercando di dare sempre il mio meglio e di trasmettere loro non solo le nozioni della tecnica classica, bensì i valori umani.

Ormai mancano pochi giorni all'inizio dell'anno Accademico: cosa ti aspetti da questa nuova avventura scaligera e qual è stata la vera motivazione che ti ha spinto a lasciare la Scuola dell'Opera?
Quella del Teatro alla Scala di Milano è considerata tra le più rinomate scuole di ballo al mondo. Una proposta dunque che mi rende orgoglioso e a cui è stato impossibile rinunciare. Alla Scuola dell'Opera sono stabile, di conseguenza ho avuto la possibilità di chiedere un anno di aspettativa per poter intraprendere questa nuova avventura scaligera. Ormai mancano pochissimi giorni all'inizio dell'anno accademico e mi sento molto carico e pronto a dare il meglio
di me stesso, ma al contempo entusiasta di poter arricchire i miei studi insieme al mio bagaglio di esperienze accanto a maestri che stimo molto.

Come gestirai la lontananza dai tuoi affetti più cari?

La parola d'ordine è organizzazione. Cercherò di vivere il più serenamente possibile questa nuova esperienza.
Fortunatamente grazie alla tecnologia non sarà difficile gestire la lontananza. E poi, avendo il weekend libero, potrò approfittarne per tornare a Roma dai miei affetti più cari.

Quali sono i requisiti che fanno di un insegnante di danza un ottimo maestro?
Insegnare danza è una professione molto complicata, che richiede la conoscenza della psicologia, dell'anatomia, della musica oltre naturalmente che della danza. È fondamentale saper approcciare con gli allievi, soprattutto quando si ha a che fare con bambini e adolescenti, cercando di trasmettere loro la passione per quest'arte.
È altrettanto importante l'onestà di far capire loro i propri limiti senza demotivarli e spiegando fin dall'inizio le difficoltà, la disciplina e la costanza necessarie per poter arrivare a determinati risultati.

Qual è il sogno nel cassetto che non sei ancora riuscito a realizzare?
Onestamente mi sento già molto appagato e, senza nulla togliere agli anni trascorsi come docente della Scuola dell'Opera, la nuova avventura che mi aspetta a Milano rappresenta la realizzazione di un sogno. Sto vivendo un momento molto felice, per questo mi sento un privilegiato.


Monica Lubinu