Login   |   Registrati
Indietro

Giulietta e Romeo: vent'anni di storia al Balletto di Roma

Personaggi
Quando
06/03/2023
Genere
Personaggi
Era il 2002 quando l'opera di Fabrizio Monteverde debuttò al Teatro Sistina di Roma con i danzatori Monica Perego e Raffaele Paganini nei due ruoli principali. Da allora cominciò il viaggio di Giulietta e Romeo in compagnia del Balletto di Roma e dei suoi eccezionali interpreti che negli anni si sono susseguiti. Una storia che in realtà ha radici assai più lontane e che non ha ancora smesso di mutare ed emozionare. Ne parliamo con Fabrizio Monteverde, il coreografo che ha trasformato una personale rilettura in un grande classico.
Oltre 200mila spettatori e 350 repliche in Italia e nel mondo. Il tuo Giulietta e Romeo compie vent'anni e continua a raccogliere grandi successi a teatro. Cosa deve aspettarsi il nuovo pubblico?
Si tratta di uno spettacolo entrato ormai da vent'anni a far parte del Balletto di Roma, ma in realtà la sua storia risale al 1989 quando per la prima volta è stato creato per il Balletto di Toscana. Al di là della sua data di nascita, il pubblico deve aspettarsi uno spettacolo capace di raccontare la tragedia shakespeariana in chiave moderna. Seppur con grande rispetto del suo celebre autore infatti, l'opera letteraria viene riattualizzata, per esempio attraverso la scelta del periodo storico, che diventa quello del secondo dopoguerra e la scelta dell'ambientazione, il sud Italia, dove forse la rivalità tra le famiglie è più accentuata. Da ciò deriva di conseguenza la decisione di adottare un linguaggio espressivo contemporaneo, che differenzia il balletto anche dalle versioni classiche, con i tipici costumi rinascimentali.
 
Cambia il periodo storico, cambia l'ambientazione, cambia il linguaggio espressivo, ma non solo. A rendere diversa ed originale l'opera è anche il cinema...
Beh ancor prima di essere un danzatore ed un coreografo io nasco attore, quindi in un certo senso sì. Il mio grande amore è sempre stato il cinema ed è proprio dal cinema che molto spesso traggo ispirazione. 
L'idea di collocare la vicenda nel dopoguerra deriva per esempio dal neorealismo italiano e dalle immagini in bianco e nero di alcuni film che sono apparsi nella mia mente come dei flash, guidandomi nel processo creativo.
 
Giulietta e Romeo di Fabrizio Monteverde è un balletto ormai storico che ha saputo anche trasformarsi nel tempo. Cosa è rimasto uguale e cosa è cambiato?
L'imbastitura dello spettacolo, l'idea e la coreografia sono rimaste identiche negli anni mentre ciò che è mutato e continua a mutare sono gli interpreti. Lo spettacolo si trasforma di volta in volta in base alle personalità dei danzatori e ciò significa che le emozioni trasmesse al pubblico sono sempre diverse.
 
Parlando di pubblico, in che modo in questi anni ha manifestato il suo gradimento? Oltre agli applausi e alle sale gremite, c'è stato un gesto o una frase che ricorda con particolare soddisfazione?
Posso dire che ciò che mi ha reso più fiero ed orgoglioso è aver visto la mia opera diventare un classico, poiché avere in repertorio un balletto da trentatré anni è privilegio di pochi! Questo successo ovviamente lo devo al pubblico che, inizialmente spiazzato nel vedere un Giulietta e Romeo molto diverso dalla versione tradizionale in costume, ha saputo poi con il tempo apprezzare la rilettura, dimostrandosi molto, molto comprensivo nei confronti della mia visione. Ho ricordi di un pubblico davvero partecipe e di ragazze commosse alla fine dello spettacolo e questo ha reso tutto molto coinvolgente e cinematografico, proprio come piace a me!
 
E per Fabrizio Monteverde com'è stato il viaggio in compagnia di Giulietta e Romeo? Ce lo racconti attraverso un aneddoto.
Devo dire che è stato divertente entrare nella struttura della tragedia, un viaggio compiuto in maniera ludica, giocosa. A tal proposito, volendo raccontare un aneddoto simpatico, mi viene in mente come ancora oggi, a distanza di tempo, le persone mi chiedano come mai nel balletto sia presente una sedia a rotelle come trono, senza tra l'altro la sussistenza di un vero disabile. Ancor più buffo è, a mio avviso, far scoprire loro come le ragioni di tale scelta risiedano semplicemente in una passione personale per il fumetto italiano “Alan Ford”! Qui infatti era presente un anziano che sedeva sempre su di una sedia a rotelle ed in sostanza a me piaceva riprendere l'idea per ritrarre la persona più forte della famiglia e mettere così a nudo le sue stonature e le sue fragilità.
 
Una creatività che ha condotto verso numerosi successi e importanti riconoscimenti, come il premio Danza&Danza del 1996 per miglior coreografo e l'ultimissimo del 2022 alla carriera. Come ci si sente e quali sono ancora i sogni da realizzare?
Sono dei premi che vivo semplicemente come dei riconoscimenti al lavoro fatto e come incentivo per ciò che ancora dovrà essere fatto. A tal proposito miro a rimontare il mio spettacolo Il Lago dei Cigni, con l'intenzione di riportarlo in tour l'anno prossimo, sempre in compagnia del Balletto di Roma, che ormai è diventato la mia casa. Ma in generale, ciò che per me conta di più in questo momento è non disperdere le cose in cui credo, le cose che ho realizzato e dunque l'obiettivo è quello di adoperarmi per dar loro nuova vita.

Intervista apparsa nel numero di febbraio 2023 di DanzaSì
Daria Chiappe