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“Liberi dal sangue” il romanzo di Raffaella Appià

L'intervista
Quando
24/03/2020
Genere
L'intervista

 “Liberi dal sangue”

 di
Raffaella Appià

“Qualcosa non va. Lo sento. Ma passo oltre. Voglio essere leggera. Devo restare concentrata su l’Amor Brujo. Io non ricordo e non mi importa di ricordare.” Mariela ha trentuno anni e vive rincorrendo la sua passione: il teatro e la danza. È protetta dall’affetto dei suoi genitori, come ogni ragazza benestante in una metropoli dei nostri giorni. La sua memoria, però inizia solo diciotto anni fa. Non se ne fa un problema finché le cicatrici non arrivano prepotenti a chiederle il conto. Sono la famiglia e gli amici, con il loro intrecciarsi di rapporti umani turbolenti, a volte teneri e spesso buffi, ad accompagnarla alla scoperta del passato. Ogni componente risolve se stesso, affronta scelte e si emancipa da un destino che sembra segnato, sempre e solo nella relazione con l’altro. I personaggi si muovono in una società ideale in cui il dialogo aperto e sincero è l’unica strada per le fragili psicologie individuali.

Raffaella Appià     

      



Raffaella Appià romana, danzatrice e attrice, coreografa e regista. Dal 1995 scrive testi teatrali (Hikmet, Travolti, Trilogia di emigrazione, Nel sangue di Elettra, Se una mattina io) e racconti pubblicati da Damster Edizioni. 
“Liberi dal sangue” è il suo primo romanzo.  

Come è nata l’esigenza di scrivere un romanzo?

Einstein diceva che "la creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura" considerazione che ci potrebbe essere molto utile in questi giorni di paura e sgomento che stiamo vivendo. Circa un anno fa mi sono trovata improvvisamente in uno stato molto simile all'angoscia. Mi sono chiusa in me stessa per cercare di cullare anima e cuore. Per farlo ho preso "la penna in mano". Ho ritrovato un vecchio file dove avevo appuntato una traccia molto vaga della storia. E mi sono lasciata completamente travolgere dalla vita di Mariela, la protagonista, fino a dimenticare/curare le mie tribolazioni.

 
La danza nel “ liberi dal sangue”.

La danza. La danza ha accompagnato tutta la mia vita. Nipote della grande danzatrice e coreografa Franca Bartolomei, ho iniziato a vivere in sale di danza e teatri dall'età di due anni e, tra alti e bassi, non l'ho più abbandonata. Quindi l'ambiente della danza, e l'ambiente teatrale in genere, mi è congeniale. Familiare. Inoltre l'arte coreutica da al personaggio la possibilità di vivere la duplicità tra vita esteriore e vita interiore. Mariela esprimere, attraverso i personaggi interpretati, verità nascoste anche a se stessa.


Il progetto di solidarietà per l’ospedale Spallanzani ci spieghi meglio. 

L'assurdità di ciò che stiamo vivendo con questa scioccante epidemia di Covid-19 ci lascia disarmati. Abbiamo tutti voglia di fare qualcosa, ma dobbiamo stare fermi. Stare a casa è il meglio che possiamo fare per tutti. Ma vorresti fare di più. Le piccole economie di molti di noi fanno apparire le donazioni una goccia nel mare che come niente si disperde ancor prima di raggiungere il fondo. Ma forse un po' di gocce, insieme in un bicchiere, possono almeno dissetare una persona. Chissà. Il libro sarebbe dovuto uscire con i primi giorni di Aprile. Con una presentazione e una festa di condivisione tra amici. Potevo aspettare. Rimandare a tempi migliori, come stiamo facendo con tutto. Invece ho pensato di farne qualcosa di utile adesso. Qualche ora di lettura leggera e una azione concreta per l'Ospedale Spallanzani di Roma che è in prima linea oggi con il Covid-19 e da sempre con una ricerca seria e all'avanguardia.





 
Massimo Zannola


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