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Y Olè. La danza meticcia di Josè Montalvo

Personaggi
Quando
11/03/2016
Genere
Personaggi
Era da un po’ che José Montalvo non tornava in Italia, soprattutto a portare in giro cose nuove. Così la presenza a Napoli del coreografo di origini andaluse ha suscitato un grande interesse, sia per il numeroso pubblico che per la critica. Eh sì, José Montalvo è notoriamente uno di quei personaggi mai banali, basti pensare ad uno dei suoi ultimi viaggi italiani con il “Don Chisciotte Trocadero” che ha creato di per sé tante aspettative per questo nuovo progetto artistico e culturale. Al Teatro Politeama di Napoli il coreografo ha proposto “Y Olé!”, un inno al brio e all’impegno coreutico all’insegna del carisma sui generis e del flamenco, con qua e là  opportune contaminazioni tra i generi preferiti del nostro Montalvo. 
Figlio di rifugiati politici andalusi in Francia, via dall’iperbole crescente del Franchismo di quegli anni, José è cresciuto al sicuro Oltralpe fino ad oggi con la consapevolezza di doversi e potersi raccontare a modo suo. 
E come se non con l’ennesima miscellanea di caratteri, musiche, colori e coreografie? 
Abbiamo così scoperto il contenitore di Y Olé!, un balletto che somiglia tanto ad una matriosca, capace di svelarsi a più riprese come solo José Montalvo sa fare. E soprattutto come lui stesso ha saputo decifrare con penna e calamaio, rielaborandosi insieme al suo pubblico di sempre con la musica strumentale di Igor Stravinskij, le musiche popolari e tradizionali, il flamenco e le influenze pop anglosassoni della sua giovinezza. 
Al pari della sua appartenenza professionale ed emotiva alla Francia, che gli ha offerto i natali artistici nelle compagnie di balletto del Centre Chorégraphique National di Créteil et du Val-de-Marne, poi al Théatre National de Chaillot e infine al Ballet du Nord di Roubaix, ferma restando la decisione definitiva presa con il collega-amico Dominique Hervieu di restare a capo del Centro di Crétiel et du Val-de-Marne. Questo il canovaccio che ha lasciato del suo “Y Olé!”, terra promessa dei rifugiati e dei profughi di ogni dove e di ogni tempo. 
“Spesso ci si avvicina al quadro di Pablo Picasso Les Demoiselles d’Avignon e a La Sagra della Primavera di Igor Stravinskij come a due opere emblematiche della modernità” spiega il coreografo. “Questa nuova creazione è come un dittico coreografico in cui volevo accostare un’immagine popolare a un dipinto di Picasso, canzoni popolari a un’opera di Igor Stravinskij. La pièce è composta da due parti musicali molto distinte che giocano con le classificazioni delle culture alte e popolari, senza fonderle, né confonderle. La prima parte dello spettacolo sarà costruita sulla musica de La Sagra della Primavera, capolavoro musicale e coreografico del quale desidero proporre una lettura personale, attraverso una scrittura coreografica meticcia. Vorrei creare una festa di primavera, una celebrazione esuberante della vita. La seconda parte dello spettacolo metterà insieme canzoni tradizionali della mia infanzia e temi anglosassoni della mia adolescenza, quando ho scoperto i grandi maestri che costituiscono oggi il mio museo immaginario coreografico”. 
Museo nel quale José Montalvo ha voluto ricordare la sua infanzia, la sua famiglia e quelle origini che gli hanno donato l’immensa poliedricità che lo contraddistingue da sempre, contaminando sapientemente i suoi titoli prendendo spunto finanche dalla gente comune dei quartieri e dei villaggi incontrati qua e là lungo le tournée in giro per il mondo.     
Massimiliano Craus